Il più antico cimitero di animali domestici del mondo

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Marta Osypinska è un’archeologa della Polish Academy of Sciences che, dieci anni fa, trovò un tesoro in una discarica. Letteralmente: durante uno scavo nel 2011 a Berenice, antica città egizia che fu anche un importante snodo commerciale per l’impero romano, Osypinska trovò, nascosta sotto quella che un tempo era una discarica per i romani, una sorprendente sepoltura di massa.

Il più antico. Si trattava delle ossa di centinaia di cani, gatti e altri animali che, almeno si pensava all’inizio, erano state gettate alla rinfusa nel terreno; un’analisi più approfondita dei resti, però, pubblicata su World Archaeology, dimostra che quella di Berenice non era una discarica di ossa e resti animali, ma un vero e proprio cimitero per animali domestici, il più antico mai ritrovato finora.

La prima scoperta del sito risale al 2011, ma si è dovuto attendere il 2017 perché i resti trovati in loco venissero identificati: i primi studi parlavano di circa un centinaio di animali, soprattutto gatti, che mostravano i segni di essere stati trattati come pet nel corso della loro vita. Al tempo, però, non c’erano prove che anche la loro sepoltura fosse speciale: le prime interpretazioni della scoperta parlavano del sito come di una semplice discarica dove gettare i cadaveri degli animali domestici.

Trattati con cura. Il nuovo studio, più approfondito, smentisce questa lettura: Osypinska e il suo team hanno ormai disseppellito 585 animali, le cui condizioni dimostrano che gli umani del I secolo d.C. (l’epoca a cui risale il cimitero) li trattavano con cura anche al momento della morte.

Le analisi hanno mostrato che i cadaveri degli animali domestici sepolti (più del 90% sono gatti, il 5% sono cani e il resto sono scimmie) non venivano buttati alla rinfusa in una tomba di massa, ma accuratamente deposti ciascuno nel suo piccolo sarcofago, e spesso ricoperti con panni e pezzi di ceramica oppure agghindati con bracciali e collari.

Anche utili? Non solo: molti degli animali sepolti mostrano segni di trauma (per esempio una zampa rotta), di malattie o di età avanzata, il che significa che i loro padroni dovevano prendersene cura anche in vita, per esempio nutrendoli quando questi non erano in grado di farlo da soli – a dimostrazione del forte legame emotivo tra umani e pet, che i nostri antenati perpetravano anche dopo la morte dell’animale. Questo non esclude il fatto che questi animali avessero anche una loro utilità, e che gli umani se ne prendessero cura anche per questo motivo: Berenice era una città portuale, alla quale faceva comodo un esercito di gatti per tenere a bada i topi.



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