I 600 volti della pace in marcia a Mantova
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I volti della pace sono nel girotondo che sboccia all’improvviso e arriva ad abbracciare quasi tutta piazza Sordello. Sono quelli che si lasciano contagiare dal mantra «dai voce alla pace, parla per la pace» ripetuto dagli scout in piazza Erbe. Sono i ragazzini che dalla scalinata di piazza Martiri ci ricordano gli oltre 50 conflitti in corso nel mondo. Sono quelli dei lupetti in testa a un corteo di altri 600 volti che fanno proprio lo sforzo di immedesimazione chiesto poco prima alla folla dal vescovo Marco Busca «perché i nostri occhi vedano quello che vedono coloro che vivono in Paesi in guerra, le nostre orecchie sentano le loro grida di dolore e le nostre parole siano la loro bocca che chiede pace». È così che ieri, ancora una volta, la tradizionale marcia diocesana per la pace è tornata a riunire e unire un mondo variegato sotto un’unica bandiera dai colori dell’arcobaleno.
In seicento in marcia per la pace a Mantova
La marcia dei 600
Sono le 15 di una gelida domenica di gennaio e piazza Martiri di Belfiore è già piena di gente di ogni età. Alla fine se ne conteranno tra i 500 e i 600. Nessuna bandiera di partito, solo quelle arcobaleno e delle associazioni laiche e religiose che insieme al Tavolo del bene comune della diocesi hanno lanciato la marcia: scout Agesci e Cngei, Amnesty International, Azione Cattolica, Comunità Bahà’ì, gruppo In silenzio per la pace, Mantova per la pace, comunità Laudato Sì, Fridays for future, Club delle Tre Età, Agorà delle religioni. I nomi vengono scanditi al microfono da Andrea Catalfamo che ha curato l’organizzazione con momenti di animazione e lettura durante il tragitto e ripete che «bisogna innanzitutto sconfiggere l’indifferenza e sostenere chi nel mondo si impegna in prima persona per soluzioni non violente dei conflitti».
I volti della pace
Lo slogan di quest’anno è “I volti della pace” che «sono tanti – ricorda Giuseppina Nosè del Tavolo del bene comune – ma sono soprattutto i volti di coloro che cercano la giustizia, che non hanno voce e non hanno volto: noi prestiamo a loro il nostro volto e cerchiamo di costruire già nel nostro piccolo momenti di pace». Sono i volti «delle persone che per prime sono colpite dalla crisi climatica» portati in piazza dai ragazzi di Fridays for future «perché la guerra – spiega il referente Pietro Casari – è devastazione non solo sociale ma anche ambientale».
I volti di chi chiede sempre e solo «di fermare le armi – sottolinea Claudio Morselli di Mantova per la pace – perché la pace non è contro nessuno e per realizzarla occorre agire con la non violenza e invertire la tendenza in atto in tutto il mondo dove ci sono decine di conflitti e a pagare è soprattutto la popolazione civile». Ma per il…
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