Vaccino anti-Covid per altri 180 sanitari, da lunedì a Mantova si accelera con

MANTOVA. Andamento misurato, in attesa d’ingranare con la campagna della speranza, che promette di tirarci fuori dal sortilegio del Covid: così al Poma e agli ospedali di Pieve di Coriano e Asola (da oggi 5 gennaio), dove la vaccinazione degli operatori sanitari procede a ritmi da rodaggio, per preparare la macchina organizzativa all’accelerazione di lunedì, quando si passerà dalle attuali 180 immunizzazioni quotidiane alle 400 pianificate. E la campagna andrà finalmente a regime. Conti alla mano, tra lunedì e oggi, sono stati circa 350 gli operatori a ricevere la prima dose, mentre la conta delle adesioni va aggiornata a 2.650.

Intanto all’ospedale di Mantova sono arrivate altre 3.500 dosi di vaccino Pfizer, scortate dalle forze dell’ordine. Una carovana blindata che è la rappresentazione plastica di questa campagna vaccinale, unica arma contro un virus che ci tiene ancora alla catena, chiusi in casa e inchiodati al nostro sconforto, mentre l’orizzonte delle certezze non va oltre il 10 gennaio.

Come dichiarato dal direttore generale dell’Asst di Mantova, Raffaello Stradoni, da lunedì comincerà anche la vaccinazione degli operatori e dei pazienti delle residenze sanitarie assistenziali. Altro dato, quello che riguarda i medici di famiglia: in 400 si sono già messi in fila (virtuale) per ricevere la propria dose. Il numero è più alto dei 250 professionisti in forza negli ambulatori della provincia perché comprende anche i loro collaboratori.

Fin qui la prima linea di questa guerra contro il Covid che, a fasi alterne e maglie mobili, si combatte ormai da dieci mesi. Poi toccherà al resto della popolazione, in una corsa contro il tempo – e le resistenze eventuali – per conquistare l’immunità di gregge e riprogettare la normalità. Ecco, proprio questa corsa contro il tempo appare al momento zoppa, soprattutto in Lombardia, dove sono state somministrate 11.302 dosi delle 80.595 consegnate, pari a un magro 14% contro una media nazionale del 39,8% (il dato è aggiornato a ieri sera). Troppo lenta, questa campagna della speranza, scandita da un dibattito che mescola questioni sanitarie a bordate politiche.

A innescare la polemica di giornata è stato un post del viceministro dell’Economia, Antonio Misiani: «Se la Regione a guida leghista – che aveva già combinato disastri con la vaccinazione antinfluenzale – non è in grado di attuare quella contro il coronavirus, è giusto che subentri lo Stato esercitando i poteri sostitutivi». Una bomba esplosa sulla scorta di un’evidenza: la Lombardia resta quartultima per percentuale di somministrazioni, al fondo di una classifica che si chiude con Molise, Sardegna e Calabria.

Apriti cielo. Immediata e arrembante la difesa della Lega. Tra le repliche più garbate, quella del deputato Massimo Garavaglia, già viceministro dell’Economia nel primo governo Conte, che ammette gli errori di valutazione dell’assessore regionale al welfare, Giulio Gallera, ma incalza: «Ciò non toglie che, partita la vaccinazione a regime, la Lombardia in una settimana finirà i vaccini. Questo è il vero problema. Il piano di vaccinazione nazionale è in grave ritardo,…