«La Russia sta sviluppando la capacità di colpire i satelliti, faremo pressioni

DAL NOSTRO INVIATO
MONACO – La minaccia nucleare russa e le armi per l’Ucraina. Ieri un’altra giornata convulsa tra Washington, con la risposta di Joe Biden al Cremlino, e Bruxelles, dove si è tenuto il vertice dei ministri della difesa Nato. Oggi il confronto si sposta a Monaco, dove inizia la Conferenza sulla sicurezza. Domani è atteso l’intervento di Volodymyr Zelensky che, nel frattempo, si prepara a concludere un accordo bilaterale con la Francia.

Le mosse di Biden

Dalla capitale americana, John Kirby, uno dei portavoce della Casa Bianca, fa sapere che il presidente americano non ha dato il via libera alla diffusione delle informazioni raccolte dall’intelligence Usa sulle manovre russe. Secondo le indiscrezioni, Mosca starebbe mettendo a punto un ordigno nucleare in grado di disattivare i satelliti Usa. Kirby ha aggiunto che verranno messi al corrente solo i leader democratici e repubblicani del Congresso. Inoltre la Casa Bianca avvierà un’«azione diplomatica», cioè l’apertura di un confronto con Mosca, visto che questa arma nucleare violerebbe le norme previste dal «Trattato sullo spazio extra-atmosferico», firmato da Stati Uniti, Unione Sovietica e Regno Unito nel 1967.

Il freno di Stoltenberg

A Bruxelles, invece, il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, nel corso di una conferenza stampa, ha provato ad attenuare l’allarme: «Non ci sono minacce militari imminenti contro gli Stati membri». Sul possibile salto atomico dei russi si è limitato a dire: «Nella Nato ci scambiamo costantemente intelligence tra gli alleati e naturalmente monitoriamo tutte le potenziali minacce da tutte le direzioni». La discussione sul nucleare ha anche un’altra implicazione: l’Unione europea sta discutendo sulla prospettiva di dotarsi di un deterrente atomico autosufficiente, sganciato da quello statunitense. Spunta anche l’ipotesi di nominare un commissario alla Difesa nel prossimo esecutivo di Bruxelles. La presidente Ursula von der Leyen fa sapere di essere d’accordo. Per Stoltenberg, invece, le atomiche della Nato continueranno a garantire tutti i 31 Paesi membri. Meglio evitare duplicazioni. Il punto centrale resta quello delle forniture di armi a Zelensky. I ministri hanno preso atto che gli arsenali occidentali si stanno svuotando.

Il nodo delle armi

Stoltenberg osserva che «bisogna passare dal ritmo lento del tempo di pace alla produzione ad alto ritmo richiesta dal conflitto. Per fare ciò, i produttori hanno bisogno di contratti firmati e proprio negli ultimi mesi la Nato ha stipulato contratti per un valore di dieci miliardi di dollari». In ogni caso ci vorranno mesi per vedere i primi risultati. Stoltenberg, comunque, ha dato conto degli ultimi pacchetti di aiuti promessi da Canada, Finlandia e Norvegia: «Si tratta di attrezzature e pezzi di ricambio per i jet F-16».

E ancora: «Un gruppo di alleati sta lavorando per consegnare un milione di droni all’Ucraina e 20 Paesi formeranno squadre specializzate nello sminamento». Nel frattempo le cancellerie stanno valutando se rivolgersi, in maniera più continuativa, ad altri Stati, per esempio alla Corea del Sud. Infine si è…