Il cane di Fedez | Il Caffè di Gramellini

Piantonare la casa di un Famoso in trionfo o in disgrazia («questi due impostori» li chiamava Kipling) nella speranza di strappargli una smorfia mentre porta giù il cane è un mestiere che non piace a nessuno, meno che mai ai giornalisti che lo fanno, specie di inverno, quando oltre ad annoiarsi prendono pure freddo. Questi assedi non nascono per soddisfare un capriccio, ma per sorprendere il Famoso in una situazione di cui non abbia il totale controllo e in cui possa davvero rivelarci qualcosa di sé.

Non c’è bisogno di spiegarlo a Fedez, che ne è uno degli interpreti più efficaci: l’autonarrazione, dove sei tu a decidere che cosa dire e mostrare di te, è sempre una forma di autoinganno. Nei profili social ciascuno filtra la propria vita per apparire non solo più bello, ma più buono e, paradossalmente, più vero: fragile o forte, a seconda dei casi. La frase o la foto rubata sono un tentativo di rompere lo specchio e vedere finalmente dell’altro.

Il limite tra diritto di cronaca e invadenza è sottile, ma esiste. Un conto è mettere il microfono sotto il naso di un genitore al funerale del figlio, un altro è piantare le tende sotto la casa della coppia che da settimane è il principale argomento di conversazione degli italiani. Fedez si chiede perché i cronisti non vadano sotto quella di Pozzolo, l’onorevole pistolero. Intanto ci sono stati (e ci stanno ancora). Ma soprattutto, al mercato della curiosità, i Ferragnez, per colpa e merito loro, valgono molto di più.

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