ispirò il personaggio di “Ricotta” in “Romanzo Criminale”

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Antonio Mancini, ex membro e figura chiave della Banda della Magliana, è morto all’età di 75 anni a Roma. Conosciuto come “l’Accattone” e “Zio Nino”, ha svolto un ruolo fondamentale nel sodalizio criminale, rivelandosi successivamente uno dei pochi pentiti ancora in vita. La sua collaborazione con la giustizia, iniziata nel 1994, ha gettato luce su intricati casi di cronaca nera, dalla morte di Mino Pecorelli all’agguato al boss Enrico De Pedis e al coinvolgimento della banda nelle ricerche della prigione di Aldo Moro.




Chi era Antonio Mancini

Negli anni di collaborazione con la giustizia, Mancini ha rilasciato dichiarazioni su diversi temi, compresa la vicenda di Emanuela Orlandi, oltre ad aver confessato il suo coinvolgimento in 4 omicidi e aver contribuito in modo significativo alle indagini sulla Banda della Magliana.

Membro di rilievo del sodalizio criminale che aveva in pugno Roma tra gli anni Settanta e l’inizio dei Novanta, la sua figura ha ispirato il personaggio di “Ricotta” nel libro “Romanzo Criminale” di Giancarlo De Cataldo.


Antonio Mancini era considerato un membro di rilievo della Banda della Magliana




Il pentito Antonio Mancini

Mancini si è distinto nella gerarchia criminale accanto a figure come Franco Giuseppucci “er Negro” e Maurizio Abbatino, noto come “Crispino“.

La sua decisione di collaborare con la giustizia è stata motivata dalla volontà di proteggere la figlia adolescente, Nefertari, dalla stessa sorte che lo aveva colpito.

Le confessioni di Mancini

Fra le più note dichiarazioni di Mancini a quelle legate al caso Emanuela Orlandi, la quindicenne scomparsa in Vaticano 40 anni fa.




Secondo Mancini, il boss Renatino De Pedis sarebbe stato coinvolto nella sparizione della ragazza, una versione confermata anche dall’altro pentito della Banda, Maurizio Abbatino. Dichiarazioni che, in seguito, non trovarono però riscontri concreti.

L’ipotesi della Banda ancora in attività

Antonio Mancini aveva dichiarato, inoltre, che un ramo della Banda della Magliana sarebbe ancora attivo, sopravvissuto utilizzando i proventi di chi è morto o è finito in galera.

Mancini ha sottolineato che la banda non avrebbe più bisogno, nell’epoca odierna, di ricorrere alla violenza in modo frequente, ma che continuerebbe a operare dietro le quinte, indicando Enrico Nicoletti e Danilo Coppola come figure chiave da investigare per comprendere chi abbia gestito le ricchezze dell’organizzazione criminale.











Fonte foto: ANSA/123RF



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