Come sarà il prossimo “messaggio in bottiglia” per gli alieni

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E se dopo più di 40 anni mandassimo nello spazio un altro “messaggio in bottiglia” che potrebbe rivelare la nostra esistenza a una civiltà aliena? A fronte dei tanti cambiamenti sociali e tecnologici avvenuti in questi anni, gli scienziati si stanno interrogando su cosa dovrebbe contenere una riedizione di questi messaggi in bottiglia spaziali.

Voyager 1 e 2. Era il 1977 quando la Nasa spedì due sonde verso lo spazio profondo, la Voyager 1 e la Voyager 2. Assieme alla strumentazione tecnica utile per la ricerca scientifica, esse contenevano due dischi in oro – noti come Voyager Golden Records – indirizzati a potenziali forme di vita intelligenti su altri pianeti. Al loro interno erano stati incisi suoni e immagini della Terra, oltre ad alcuni semplici disegni raffiguranti indicazioni di base riguardanti il nostro pianeta e la civiltà umana. 

I dischi originali. Ciò che è rimasto immutato in questi decenni di cambiamenti è lo scopo originario dei Golden Records, ovvero mostrare il desiderio dell’uomo di comprendere l’Universo e conoscere altre forme di vita, cercando, al contempo, di essere a sua volta compreso. Queste “capsule del tempo” contenevano voci di esseri umani in 55 lingue diverse, suoni naturali del clima e della fauna selvatica, brani musicali di vario genere, da Mozart a Chuck Berry, oltre a un vasto assortimento di immagini (un filamento di DNA, una donna che fa la spesa, lo Snake River…). Sulla copertina del disco, erano inoltre incise le istruzioni per leggerlo, oltre a un diagramma con le coordinate di partenza, raffigurante il Sole e quattordici direzioni note verso altre stelle.

Successo improbabile. Il tentativo di comunicare con altre civiltà rappresenta una piccola riga di poesia nel grande libro della scienza, anche perché le probabilità che il messaggio arrivi a destinazione rasentano lo zero. Dopo aver lasciato il sistema solare, in effetti, le due sonde sono entrate nello spazio interstellare, dove vagheranno per i prossimi 40.000 anni prima di raggiungere la stella più vicina. E una volta raggiunta questa prima tappa, non è detto che vi sia qualcuno pronto a intercettarle, né che sia in grado di decifrarne il messaggio. Ciò nonostante, in un articolo pubblicato su AGU Earth and Space Science, un gruppo di ricercatori ha provato a ipotizzare cosa dovrebbe contenere un prossimo messaggio da lanciare nel cosmo.

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