Alla ricerca dello spinosauro – Terra e Poli

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Prende il via la spedizione italiana in Marocco. L’obiettivo è recuperare, come in un puzzle della preistoria, lo scheletro più completo al mondo di un dinosauro del genere Spinosaurus, diverso da tutti gli altri perché era un predatore semiacquatico con una anatomia bizzarra e ancora in parte sconosciuta. Dal 2013 i paleontologi stanno recuperando i resti in Marocco, anno dopo anno. Questa volta, ad affiancare il gruppo di studiosi, del quale fa parte Cristiano Dal Sasso del Museo di Storia Naturale di Milano, ci sono paleontologi dell’università britannica di Portsmouth e quelli dell’università marocchina di Casablanca. Il responsabile del progetto di ricerca è Nizar Ibrahim, dell’università di Portsmouth,
Su ANSA Scienza il diario della spedizione: aggiornamenti con testi e immagini, grazie alla disponibilità di Cristiano Dal Sasso

 

Giorno 9

Nella porzione centrale dello scavo viene alla luce un elemento caudale dello spinosauro: è uno chevron.
Nei rettili, compresi i dinosauri, le ossa della coda sono composte da tre elementi che si ripetono a catena uno in fila all’altro, diventando sempre più piccoli verso la punta della coda.

Queste tre ossa sono l’arco neurale, che si appoggia come una V rovesciata sul corpo vertebrale, sotto il quale si articola a V l’arco emale – detto anche chevron. Attraverso gli archi neurali transitano i nervi, mentre negli archi emali passano vene e arterie.

In uno scavo paleontologico ben fatto, ogni volta che si trova un nuovo elemento scheletrico questo viene mappato, ovvero disegnato su una mappa misurando a che distanza si trova rispetto alle ossa già ritrovate. Nella foto, ogni quadrato della griglia corrisponde a mezzo metro e ogni colore indica una diversa campagna di scavo.

 

La mappatura del nuovo elemento scheletrico (fonte: Cristiano Dal Sasso)

 

Giorno 8

Intacchiamo il versante sinistro della collina, mezzo metro sopra il livello fossilifero, e dopo neanche mezz’ora saltano fuori due porzioni di costole, incrociate una sopra l’altra. Finalmente, almeno in quella area, deponiamo martello e scalpello per passare a spazzole e pennelli. Seguono altre costole, di cui una, completa e quasi rettilinea, pare essere una cervicale. E’ presto per trarre certe conclusioni, ma di fatto la coda l’abbiamo estratta sulla destra, cioè dall’altro fronte dello scavo.

La sera, dopo una doccia assolutamente necessaria per liberarci dalla sabbia cretacea che si infiltra dappertutto, basta fare quattro passi fuori dalla kasbah che ci ospita per incontrare decine di scorpioni fluorescenti.

 

Uno scorpione fluorescente (fonte: Alessandro Lania)

 

Giorno 7

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