La celebre avvocata iraniana Nasrin Sotoudeh picchiata e arrestata al funerale

DALLA NOSTRA CORRISPONDENTE
NEW YORK — L’avvocata Nasrin Sotoudeh aveva ricevuto il premio «Civil Courage Prize» martedì scorso a New York. A ritirarlo, a suo nome, la studiosa del Wilson Center (anche lei anni fa incarcerata in Iran) Haleh Esfandiari, perché Nasrin non può lasciare l’Iran. Ma l’attivista iraniana aveva mandato un video, nel quale dedicava il premio al movimento «Donna, vita e libertà» nato dopo l’uccisione di Mahsa Amini e lo offriva in particolare a Armita Geravand e sua madre. Domenica mattina, al funerale di Armita, la ragazza misteriosamente finita in coma e poi morta mentre non indossava il velo nella metropolitana di Teheran, c’era anche Nasrin Sotoudeh. Nella stessa serata era arrivata la notizia della morte della giovane. Fonti vicine all’attivista confermano al Corriere che è stata brutalmente picchiata dalle forze di sicurezza iraniane. La figlia di Nasrin, Mehraveh Khandan, che studia all’estero, ha scritto su Instagram che sua madre è stata arrestata. La famiglia da allora non ha avuto più notizie.

L’avvocata

Sotoudeh, 60 anni, è una dei pochissimi avvocati dei diritti umani rimasti nel Paese dopo la repressione del 2009: ha difeso minorenni nel braccio della morte, attivisti studenteschi, curdi, di religione bahai e della campagna «Un milione di firme» e le cosiddette «ragazze di via Rivoluzione» che rifiutarono di indossare il velo a partire dalla coraggiosa protesta di Vida Movahedi che arrotolò il suo ad un bastone e lo sventolò in strada come una bandiera. Il regista Jafar Panahi l’ha immortalata nel suo documentario «Taxi».

«Il movimento non è morto»

«Questo premio è per il vasto movimento Donna, Vita, Libertà, per le donne che spontaneamente si sono sollevate dal giogo oppressivo del patriarcato — ha detto Nasrin nel video mostrato a New York — . E ovviamente difendere i propri diritti ha portato alla perdita di molte vite. Ai manifestanti sono stati strappati via gli occhi per negare loro la vista. Ma i loro occhi si sono moltiplicati in migliaia di altri occhi, così che il mondo potesse essere testimone di questa battaglia di donne e uomini per una vita semplice, ordinaria».

«Assicurati che sappiano che il movimento non è morto, che sta continuando»: questo è il messaggio che Sotoudeh ha chiesto all’amica Haleh Esfandiari di riferire al pubblico riunito per il Civil Courage Award. Sotoudeh è una leader del movimento delle donne in Iran, proprio come Narges Mohammadi, vincitrice quest’anno del premio Nobel per la pace. Questo non sfugge al regime, per questo entrambe hanno ricevuto sentenze durissime. Al tempo stesso entrambe costituiscono un importante anello di congiunzione tra le battaglie passate e presenti delle donne in Iran, ma non si battono solo contro le discriminazioni di genere, ma per una società più giusta per tutti.Nonostante il regime le…