Il Nobel per la Fisiologia o la Medicina 2023 a Katalin Karikó e Drew Weissman
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I vincitori del Premio Nobel per la Fisiologia o la Medicina 2023 sono Katalin Karikó e Drew Weissman, per le loro scoperte sulle modifiche dei nucleosidi che hanno permesso lo sviluppo di efficaci vaccini a mRNA contro la CoViD-19. Il lavoro di questi due scienziati ha cambiato in modo radicale la nostra comprensione di come l’mRNA interagisce con il nostro sistema immunitario, e ha contribuito al rapidissimo sviluppo di vaccini contro una delle più grandi minacce alla saluta pubblica dei tempi moderni.
Katalin Karikó è nata il 17 gennaio 1955 a Szolnok, Ungheria. Lavora per la Szeged University (Ungheria) e per l’Università della Pennsylvania, Philadelphia (USA). Drew Weissman è nato il 7 settembre 1959 a Lexington, USA. Lavora per il Penn Institute for RNA Innovations, e l’Università della Pennsylvania, Philadelphia (USA).
Le motivazioni del premio. Katalin Karikó e Drew Weissman hanno scoperto che l’mRNA con base modificata può essere usato per bloccare l’attivazione di reazione infiammatorie e aumentare la produzione di proteine quando l’mRNA viene consegnato alle cellule. La loro scoperta pubblicata nel 2005 ricevette inizialmente poca attenzione, ma si è rivelata fondamentale quando l’intera comunità scientifica ha collaborato per arrivare in tempi brevi a vaccini efficaci contro la covid. Avevamo scritto della loro storia, e di quella degli altri scienziati che hanno contribuito ai vaccini anti-covid, qui.
Una promessa e molti “ma”. Nelle nostre cellule, l’informazione genetica codificata nel DNA è trasferita all’RNA messaggero (mRNA) che viene usato come “stampo” per la produzione di proteine. Negli anni ’80 si riuscì per la prima volta a produrre mRNA senza bisogno di colture cellulari (trascrizione in vitro): da quel momento si iniziò a pensare alla possibilità di sfruttare le tecnologie a mRNA per formulare vaccini e terapie, ma c’erano ostacoli importanti. L’mRNA trascritto in vitro era considerato instabile e difficile da consegnare all’organismo. Senza contare il fatto che dava origine a reazioni infiammatorie.
Accoppiata vincente. Queste difficoltà non scoraggiarono la biochimica ungherese Katalin Karikó, che nei primi anni ’90, quando era assistente professore all’Università della Pennsylvania, era decisa a sviluppare metodi per usare l’mRNA in ambito terapeutico, nonostante le difficoltà a ottenere finanziamenti per questo progetto. Un suo…
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