Virgilio, l’identità, l’infosfera: il saluto del direttore Mamoli

«Un giornale di seria informazione e di civile dibattito, tale da rispondere meglio al carattere di una provincia che, per effetto di tradizione antica, preferiva ancora le battaglie dialettiche alla furia degli scontri». Così lo definiva Giuseppe Amadei (1907-1986), storico direttore della Gazzetta di Mantova cantore dell’identità del giornale più antico d’Italia, fondato nel 1664. Agli albori, oltre tre secoli e mezzo fa, gli “articoli” degli allora menanti, i cronisti dell’epoca, informavano i Gonzaga, signori di Mantova, di quanto accadeva nel resto d’Italia e nelle capitali estere, davano conto degli incontri con gli ambasciatori. Insomma, la prima pietra angolare dell’editoria esordiva nella storia con gli occhi aperti su una dimensione europea, invidiata nel 700 perfino dal sultano di Costantinopoli che la faceva tradurre in turco.

Alla soglia dei 360 anni, la Gazzetta di Mantova con lo sguardo di oggi è una macchina del tempo che ha attraversato epoche, Signorie, guerre e dominazioni, che si identifica antropologicamente con la sua comunità, la sua identità, risultato di un combinato disposto di civiltà antiche, culture e bellezza, che fa dire a Dante per bocca di Virgilio, il grande poeta romano nato in queste terre bagnate dal Mincio “Li uomini poi che ’ntorno erano sparti s’accolsero a quel loco, ch’era forte per lo pantan ch’avea da tutte parti. Fer la città sovra quell’ossa morte; e per colei che ’l loco prima elesse, Mantüa l’appellar sanz’altra sorte”. Codificando un senso viscerale di appartenenza che rende questa meraviglia un numero primo. Cosa rappresenta, non solo metaforicamente, la Gazzetta di Mantova, per la sua città, raccontata fin dalle ere più remote, nella storia e nella letteratura, se non un Virgilio un tempo di carta e oggi ibrido nelle tecnologie dell’infosfera.

Un “viator” nel lungo viaggio dell’umanità per raccontare e capire, un faro piantato nel mondo sempre più vasto che ci circonda, forte dell’autorevolezza della sua tradizione, centrale nella trasformazione sempre più repentina dell’informazione. Virgilio che nell’Eneide scrisse “Spes sibi quisque”, ognuno sia speranza di se stesso. E come diceva Sant’Agostino “La speranza ha due bellissimi figli: lo sdegno e il coraggio”. Lo sdegno che serve per cogliere ciò che nella realtà delle cose non va, il coraggio che serve per cambiarle. Questo è lo spirito originale che anima lo sguardo di un giornale. Alimentato dal sano principio attivo del dubbio, algoritmo delle domande che si muovono sotto la superficie delle certezze, spirito autentico della conoscenza.

La Gazzetta di Mantova, che da oggi firmo come direttore ad interim, è qualcosa di più di un grande giornale, è il simbolo stesso della civiltà mantovana. Ha attraversato oltre tre secoli e mezzo di storia forte di questa consapevolezza e ha contribuito in modo decisivo a scriverne il destino. Ha concorso a costruire la sua identità e lo ha fatto e continuerà a farlo cercando nel…