Timori per gli aiuti all’Ucraina: fondi Usa ostaggio dei trumpiani. Biden: «Non

Non è stato un bel fine settimana per Volodymyr Zelensky: brutte notizie in arrivo dalla Slovacchia e dagli Stati Uniti. Il Congresso americano ha evitato lo «shutdown», la paralisi amministrativa, il blocco dei servizi e degli stipendi per tutti i dipendenti pubblici. Ma il provvedimento, approvato su base bipartisan poco prima della scadenza fissata alla mezzanotte tra sabato 30 settembre e domenica 1 ottobre, non prevede neanche un dollaro di finanziamento per l’esercito ucraino.

Nelle prime bozze era contemplato un fondo di 6 miliardi di dollari per Kiev, vale a dire un quarto del pacchetto da 24 miliardi, di cui 14 per gli armamenti, richiesto da Joe Biden. L’impegno americano in Ucraina è stato preso in ostaggio dal gruppo degli ultra conservatori alla Camera. Precisamente, stando al resoconto del voto finale, da 90 deputati, quasi tutti riconducibili all’orbita trumpiana.

Camera e Senato,comunque, hanno semplicemente prolungato il flusso di spese correnti fino al 17 novembre. L’unica voce extra, discrezionale, è costituita da 16 miliardi di dollari per riparare i danni delle catastrofi naturali. È stata una lunga e sfibrante trattativa, soprattutto all’interno dei repubblicani. Tutto è stato complicato dalle normative: il rifinanziamento del bilancio federale deve essere approvato con i due terzi dei consensi in ciascun ramo del Congresso. Lo speaker della Camera, il repubblicano Kevin McCarthy, ha cercato di mantenere compatto il partito, depennando i sei miliardi per Kiev dal testo finale. Non c’è riuscito. Alla fine la mini proroga è passata solo grazie alla convergenza di tutti i democratici, compresa l’ala più radicale. Il risultato finale è chiaro: 335 voti a favore; 91 contrari (90 repubblicani appunto più il democratico Mike Quigley). Meno problemi al Senato, con 88 «sì» e 9 «no».

Il segnale politico, invece, è più difficile da decifrare. Certo i trumpiani, grazie ai meccanismi parlamentari, hanno ottenuto una vittoria clamorosa, costringendo il leader del partito a sterilizzare la legge di bilancio. Ma ora bisognerà capire se nel Congresso l’area del dissenso non sia ancora più larga. Quanti repubblicani, sabato notte, hanno dato il via libera proprio perché non c’era alcun finanziamento per Kiev?

Il presidente Biden prova a tenere il punto. Ieri in un discorso alla Casa Bianca rivolto al «popolo ucraino» e «agli alleati» ha detto che gli Stati Uniti «non abbandoneranno mai» Kiev. Nella capitale ucraina, Andrey Yermak, il capo dello staff di Zelensky, ha pubblicato un post su Telegram: «La delegazione ucraina è tornata dagli Stati Uniti con la solida convinzione che non ci saranno variazioni nel sostegno americano».

La verifica non può tardare. Il Pentagono ieri ha fatto sapere di aver sbagliato i conti: non ci sono 5,5 miliardi di dollari a disposizione per inviare armi in Ucraina. E l’autorizzazione a usare un «tesoretto» di 1,5 miliardi è scaduta il 30 settembre.

La Casa Bianca e i democratici, in maggioranza al Senato, ma non alla Camera, spingono per portare all’esame del…