Gli specializzandi in ospedale? I sindacati dei medici dicono no

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«I cittadini stiano tranquilli. Il servizio nei nostri tre pronto soccorsi è garantito secondo gli standard di personale che servono per l’accreditamento. I medici ci sono». È quanto tiene a far sapere la dirigenza dell’Asst Carlo Poma. Quei 23 medici in servizio nei tre pronto soccorsi di Mantova, Asola e Borgo Mantovano, rispetto ai 46 che servirebbero per completare l’organico, garantiscono ciò che serve ai pazienti. Ovviamente, con il supporto dei medici gettonisti che presto, assicurano dall’Asst, saranno progressivamente sostituiti con gli specializzandi. Tre di loro stanno per entrare in azienda proprio per sostituire i medici delle cooperative assunti a gettone. Il loro numero aumenterà progressivamente grazie all’avviso pubblico rivolto ai medici in formazione specialistica post laurea per la loro assunzione come liberi professionisti. Insomma, lavoreranno al pronto soccorso mentre studieranno per specializzarsi. In attesa, il Poma continuerà ad utilizzare i gettonisti: «Ma noi compriamo turni – tengono a precisare dall’ospedale – ci è, quindi, difficile quantificare quanti siano i medici a gettone. La carenza di personale è una realtà diffusa in tutta la sanità italiana e cerchiamo di farvi fronte con i bandi che continuiamo a pubblicare».

L’Anaao, uno dei sindacati dei medici ospedalieri, contesta il ricorso agli specializzandi: «Visto quanto pagano, 40 euro all’ora, non ci risulta che questa possibilità concessa dalla legge abbia avuto un grande successo – dice il segretario regionale Stefano Magnoni – conosco la situazione mantovana e so che il problema è molto serio, per cui non mi aspetto grandi risultati con gli specializzandi. La verità è che per coprire i turni al pronto soccorso la gente deve fare i salti mortali e che spesso l’Asst si rivolge alle coop e ai gettonisti». Magnoni ha però un’idea sulla situazione: «Il problema, secondo noi, è che la rete di emergenza e urgenza ospedaliera va rivista, ma i politici non ci sentono. Bisogna puntare sulla medicina territoriale, ma tenere aperti pronto soccorsi con accessi annuali molto bassi significa non essere attrattivi per i professionisti. Come succede con quelli più piccoli di Mantova. I cittadini pensano di trovarci tutto, ma i pronto soccorso non sono tutti uguali. Chi è grave deve andare in alcuni posti più attrezzati, come già succede, e non in tutti. La politica fa fatica a recepire questo perché costa in termini di consenso.

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