In prima linea contro la mafia: a Gazoldo ecco i giornalisti sotto scorta
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Parte “Raccontiamoci le mafie”, dedicato quest’anno al tema della comunicazione in relazione al mondo delle mafie, con un evento particolare, diviso in due parti. Il via ufficiale è stato dedicato al ricordo di Giorgio Napolitano, presidente emerito della Repubblica, con un minuto di silenzio.
La prima parte dell’evento, dopo i saluti di rito, è stata dedicata al giornalismo d’inchiesta, mentre a seguire c’è stata la consegna della Costituzione Italiana ai neo diciottenni residenti nel comune. Vite sotto scorta, ma anche professionalità che, ogni giorno, si trovano a lottare non solo con gli eventi raccontati, ma anche con minacce, con intimidazioni e con il tentativo di impedire di parlare. Giornalisti, uomini e donne, che si sono raccontati in una sala che, come sempre, era piena di ascoltatori e di molte autorità: forze dell’ordine, la parlamentare Forattini, il consigliere regionale Marco Carra, il Questore Roatta e il Prefetto Iorio di Mantova, oltre al mondo della scuola e di varie amministrazioni comunali, associazioni e del mondo sindacale.
A moderare il dibattito Pierluigi Senatore, giornalista di Radio Bruno. “Mafia e media, per capire perché raccontare sia importante per continuare a trattare di mafie, dato che, sui media, si arriva solo quando c’è il morto in terra. Anche i Partiti politici ne parlano poco: c’è nei programmi la lotta alla criminalità, ma non c’è mai spiegato “come” agire per sconfiggere le mafie”.
Fra gli ospiti, Vittorio Di Trapani, giornalista e presidente Federazione Nazionale Stampa Italiana, da sempre al fianco dei giornalisti minacciati, che ha voluto ricordare anche l’impegno del collega giornalista d’inchiesta Andrea Purgatori recentemente scomparso. «Nella lotta alle mafie è decisivo il ruolo dell’informazione, che per svolgere la funzione di controllo però ha bisogno di essere liberata dai bavagli come le querele e le restrizioni sulle intercettazioni» ha ricordato Di Trapani.
Con lui c’erano Paolo Borrometi, giornalista Agi, e Rosaria Capacchione, cronista di nera e giudiziaria. «Serve essere sul territorio. Il frutto del nostro lavoro era la ricerca, parlare con le persone. I fatti li vedi sempre dopo rispetto a chi sta facendo i rilievi. Molte cose, sui giornali regionali, ad esempio, diventano enormi se contestualizzati, e serve la pazienza di attendere per vedere e capire. Poi, ad un certo punto, c’è stata un’alleanza fra giornali e forze dell’ordine, e questo è un giornalismo schiavo delle veline, dei comunicati. Oggi, letto un articolo su una testata, non serve prenderne altri, sono tutti uguali. Noi facciamo un altro mestiere da quello delle forze dell’ordine, e dobbiamo tornare a raccontare il territorio».
Al tavolo anche Ario Gervasutti, giornalista de Il Gazzettino, minacciato a colpi di pistola. «La sua vicenda dimostra come in pericolo siano anche e soprattutto i giornalisti di provincia» ha ricordato Senatore. «Questo accade nei nostri territori, con imprenditori di peso ed ex parlamentari. Nessuno è al riparo dalla cultura e dalla mentalità mafiosa, questo dimostra la mia storia. La Mafia non riguarda solo il…
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