L’imprenditore ha rapporti con la ’ndrangheta: interdette 5 società dell’Alto Mantovano

Cinque società dell’Alto Mantovano interdette dal prefetto di Mantova. I cinque provvedimenti sono stati emessi ieri, lunedì 24 luglio, dal prefetto Gerlando Iorio e sono andati a colpire le società che operano nei settori dell’acquisto, dell’escavazione dell’estrazione e del trattamento di ghiaia e materiali inerti, nell’agricoltura e nell’addestramento di cavalli da corsa, compravendita e noleggio di barche e veicoli.

Le attività che sono state interdette sono riconducibili a un imprenditore mantovano, che, dagli elementi raccolti, intratteneva rapporti economici con realtà criminali calabresi.

«L’imprenditore aveva relazioni con esponenti anche apicali degli ambienti ‘ndranghetisti – si legge nel comunicato inviato dalla prefettura – e ambiva a mantenere rapporti economici con le pubbliche amministrazioni del territorio, anche attraverso l’iscrizione nella White List della Prefettura».

Il Gruppo interforze antimafia, ha svolto approfondite valutazioni grazie ai dati forniti dalle indagini messe a disposizione dalle forze di polizia e dalla Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro. Ne è emerso un quadro d’insieme che «presentava molti elementi di criticità ed evidenti profili di preoccupazione sotto l’aspetto del condizionamento criminale – scrive sempre la prefettura – rispetto alle attività aziendali, che hanno reso necessaria l’adozione di diversi provvedimenti interdittivi» nei confronti delle aziende con sede legale nel Mantovano. Questi provvedimenti hanno l’effetto di limitare la capacità giuridica delle società destinatarie, impedendo loro di avere rapporti con la pubblica amministrazione.

Alla luce dei risultati conseguiti, il prefetto Iorio ha sottolineato l’importanza di proseguire con questo approccio basato sullo stretto raccordo tra i risultati delle indagini delle forze dell’ordine che compongono il Gruppo ispettivo antimafia, istituito presso la Prefettura, e quelle acquisite nell’ambito dell’attività di polizia giudiziaria, «in modo da affinare sempre più anche gli strumenti a disposizione dell’investigazione amministrativa antimafia in un contesto di confronto e di scambio di informazioni con i rappresentanti degli operatori economici e professionali, nonché delle stazioni appaltanti del territorio».

«Occorre in altri termini operare affinché in capo alle Pubbliche Amministrazioni – soprattutto a quelle che svolgono funzioni di stazione appaltante – si rafforzi sempre di più una chiara percezione del fenomeno dell’infiltrazione mafiosa – conclude il comunicato dell’ufficio stampa del prefetto – e, di conseguenza, una maggiore consapevolezza della necessità di dotarsi di strumenti, misure e accorgimenti utili per far fronte a tale situazione, soprattutto in chiave preventiva e precauzionale».