Gheddafi Jr e lo sciopero della fame nel carcere di Beirut- Corriere.it

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Ancora non è chiaro se sia mito o realtà iltesoro della famiglia Gheddafi, ma se anche esistesse di certo sino ad ora non è servito a Hannibal Gheddafi per comprarsi la libertà in Libano. Il quartogenito (su 8 fratelli) oggi 47enne del Colonnello Muammar, quest’ultimo catturato e orribilmente linciato alle porte di Sirte dalle milizie rivoluzionarie libiche nell’ottobre 2011, da quattro giorni fa lo sciopero della fame in un carcere di Beirut. «Da sabato non mangia per protestare contro la sua detenzione illegale e senza processo. La sua salute è già compromessa, soffre di crampi allo stomaco e di mal di schiena. L’hanno chiuso in una cella troppo piccola, non riesce a muoversi», denuncia in un’intervista al quotidiano cristiano l’Orient le Jour il suo avvocato, Paul Romanos.

La vicenda torna a ricordare le gravi difficoltà in cui versano gli eredi di Gheddafi da quando, la rivoluzione assistita dall’intervento armato di Francia, Usa e Inghilterra rovesciò la dittatura senza però riuscire a ricomporre l’ordine interno in Libia. Hannibal già nell’agosto 2011 scappò in Algeria assieme alla madre Safia, un fratello e le due sorelle. In Europa lo accompagnava la fama di violento, dopo che a Roma nel 2001 aveva malmenato due poliziotti e tre anni dopo con le guardie del corpo se l’era presa con quelli francesi: venne protetto dal passaporto diplomatico. Raggiunto l’Oman, aveva poi trovato asilo politico presso il regime siriano degli Assad. Ma qui nel 2015 era intervenuta la milizia sciita libanese dell’Hezbollah, che esigeva informazioni sulla scomparsa dell’imam Moussa al Sadr. Una vicenda in cui Hannibal non ebbe alcun ruolo: aveva appena tre anni nel 1978 quando Sadr, leader storico degli sciiti libanesi e fondatore della milizia Amal, sparì misteriosamente nella capitale libica. Gheddafi allora disse che Sadr si era imbarcato a Tripoli su di un volo per Roma. Ma dal Libano replicarono che invece era stato assassinato per una complicata vicenda di finanziamenti ai gruppi militari impegnati contro Israele. Per sette Hannibal è comunque rimasto nel carcere di Baalbeq, prima di essere trasferito in quello di Beirut. Oggi cerca di fare conoscere il suo caso nella speranza della liberazione. Ma il caos interno alla Libia non aiuta. Entro dicembre dovrebbero tenersi le elezioni: Saif Al Islam, fratello maggiore di Hannibal, vorrebbe candidarsi e i nemici sono tanti.

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