Il team della Nasa che studia gli Uap (i “vecchi” Ufo) non sta andando bene

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Nell’ottobre 2022 vi avevamo dato notizia che la NASA aveva creato una “task force” con il compito di individuare la migliore strada per studiare gli uap, unidentified aerial pheonomena (fenomeni aerei non identificati), in pratica, ciò che prima chiamavamo “ufo”. 

In diretta web. Il 31 maggio scorso i membri del gruppo di lavoro (composto da 16 persone tra cui astronomi, tecnologi, astrobiologi, fisici e un astronauta) hanno tenuto la sua prima riunione pubblica: è stata una diretta di quattro ore trasmessa dal canale web della NASA, in cui sono state condivise le conclusioni preliminari in vista della pubblicazione di un rapporto previsto per la fine dell’estate.

In estrema sintesi il gruppo ha riferito che l’ostacolo principale nel percorso verso la comprensione di questi “misteri” è la scarsità di dati di alta qualità, unita – per certi versi in modo anche sorprendente – a una sorta di stigma: diversi membri del gruppo infatti sono stati sottoposti a non meglio specificati “abusi online” e molestie da quando hanno iniziato il loro lavoro lo scorso anno.

Doppia sfida. La sfida più grande che i membri del gruppo di lavoro hanno evidenziato è, comunque, la scarsità di metodi scientificamente affidabili per documentare questi fenomeni: spesso si tratta di avvistamenti di oggetti che sembrano muoversi in modo non compatibile con le leggi della natura e con le conoscenze tecnologiche attualmente note. E i fenomeni in questione vengono generalmente rilevati e registrati con telecamere, sensori e apparecchiature che non sono progettati o calibrati per raccogliere dati scientifici.

In altre parole, «se dovessi riassumere ciò che abbiamo imparato» spiega il presidente del gruppo di esperti, l’astrofisico David Spergel, «è che abbiamo bisogno di dati di alta qualità. I dati esistenti e i resoconti dei testimoni oculari non sono sufficienti a fornire prove conclusive sulla natura e l’origine di ogni evento Uap».

Spiegazioni banali. Gli eventi che il team è riuscito a esaminare in dettaglio sono finora riconducibili a fonti banali: aerei commerciali, palloni aerostatici, persino radiazioni provenienti da forni a microonde. Non ci sono prove che gli Uap abbiano a che fare con qualcosa di extraterrestre, hanno sottolineato diversi membri del team.

Meno del 5% delle centinaia di Uap segnalati sono rimasti anomali e inspiegabili una volta indagati, in gran parte semplicemente perché – come detto – non abbiamo abbastanza informazioni su di essi. «È molto probabile che con dati migliori si possano ricondurre a fenomeni noti», ha dichiarato Federica Bianco dell’Università del Delaware, altro membro del gruppo.

Il rapporto completo della task force è atteso per la fine di luglio.



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