Al Bano, “cosa mi ha rubato la droga”. Parole pesantissime su Romina

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Il telefono continua a squillare. È il grande giorno. Quello degli 80 anni di Al Bano Carrisi. Proprio sabato, quando abbiamo incontrato il grande cantante e interprete alle prese con i suoi Quattro volte 20 che è poi anche il titolo del one man show andato in scena all’Arena di Verona. Canale 5 trasmetterà l’evento nella prima serata di domani. Sul palco col festeggiato una carrellata di ospiti, amici, colleghi: Gianni Morandi, Umberto Tozzi, I Ricchi e Poveri, Arisa, Iva Zanicchi e Renato Zero e ovviamente Romina Power.

 

 

 

Maestro, Quattro volte 20 significa che si sente un eterno ventenne? 
«Non un eterno ventenne ma un quattro volte eterno ventenne! Con tutti gli acciacchi, le gioie, le tempeste e la calma che arrivano. In una parola: la vita».
Il suo nome è il tributo che suo padre ha voluto riservare all’Albania da cui tornò salvo negli anni della guerra. Ha avuto altri contatti col Paese delle Aquile? 
«Gli albanesi mi hanno detto che io ho aperto le porte della democrazia nel loro Paese. Per questo mi hanno fatto albanese, con tanto di passaporto. Un’azione inaspettata che ho accettato come gesto di grande umanità».
Nella tenuta che ha creato negli anni a Cellino San Marco, suo paese natio, ritrova tutti i mondi che ha conosciuto oppure rivive per lo più il mondo antico di suo padre? 
«Analizzare un albero, capirne bene il processo ti farà capire chi sei tu. Come un albero che si muove che però se non avesse una radice sana non avrebbe potuto vivere una vita sana».

 

 

 

Milano la città in cui è approdato per inseguire quello che già allora era un mito: Adriano Celentano… 
«Devo tutto a Milano. È la città che mi ha insegnato ad essere quello che sono. Inseguivo il mito di Modugno. Celentano in un secondo momento è stato il mio datore di lavoro».
L’ha invitato all’Arena per la sua festa? 
«Ve ne accorgerete martedì sera. Non anticipo nulla ma vi dico che sarà interessante».
A Milano ha anche molti ricordi giovanili di altro tipo. Le difficoltà coi lavori nei ristoranti… 
«Non le chiamerei difficoltà. È stato il mio viaggio. Ho fatto tutto ciò che ho ritenuto fosse possibile e positivo da fare. Ero un ragazzo solo con gli affetti a 1100 chilometri da Milano ma non mi sono mai arreso perché quella era l’ideologia di mio padre: non arrendersi mai».
Milano è anche la città di Berlusconi, l’ha sentito ultimamente, prima del ricovero? 
«Mi sono interessato a come sta, restando però leggero come una piuma di colomba. Sono sempre vicino a lui col pensiero. Ha fatto per me delle cose che nessun altro ha mai fatto. Lui e Sophia Loren sono stati speciali. L’ho constatato nel momento del bisogno, quando stavo vivendo la tragedia di mia figlia. Sono stati gli unici due che si sono preoccupati di un loro connazionale a New Orleans,…

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