Marco Goldin porta in scena a Mantova “Gli ultimi giorni di Van Gogh”

Approda sabato 25 marzo, alle 21 al Teatro Sociale di Mantova, il racconto delle ultime settimane, degli ultimi pensieri e delle ultime opere d’arte di Vincent Van Gogh, così come li ha immaginati Marco Goldin, tra i massimi conoscitori del pittore olandese.

L’occasione è la tappa mantovana della tournée di successo dello spettacolo “Gli ultimi giorni di Van Gogh”, che lo storico dell’arte, curatore e scrittore mette in scena in qualità di interprete, autore e regista.

Il monologo, che ha già conquistato decine di migliaia di spettatori nei teatri di tutta Italia, è tratto dal romanzo omonimo nel quale Goldin redige un diario immaginario dell’artista.

Lo storico dell’arte, che a Van Gogh ha dedicato trent’anni di studi, ricerche, grandi mostre, saggi e biografie, si cala nella mente del grande pittore impressionista e immagina un ipotetico diario in cui Vincent registra i suoi ultimi giorni ad Auvers-sur-Oise.

«Sono settimane struggenti e riassuntive della sua vita» racconta Goldin alla Gazzetta. Nel villaggio a nord di Parigi, infatti, Van Gogh trascorre circa due mesi tra nuovi incontri e nuovi dipinti, notti solitarie nella stanzetta in mansarda con il lucernario aperto sul cielo stellato, camminate nei campi di grano e giornate immerso in quella natura che tanto lo affascinava e che gli ricordava quella di casa, l’Olanda, fino ad arrivare all’epilogo di un’esistenza tormentata che lo spingerà a togliersi la vita con un colpo di rivoltella il 27 luglio 1890, proprio in uno di quei campi gialli come il sole. Un diario fittizio e fortemente poetico, ma sempre verosimile e allacciato alla realtà.

Goldin, infatti, ha studiato attentamente i fatti di cronaca, i luoghi, le testimonianze e, soprattutto, le lettere scritte dal pittore «lette e rilette almeno sette volte – riferisce – persino ritradotte personalmente dall’originale. L’epistolario di Van Gogh è come entrare nella macchina del suo pensiero ed è, inoltre, una vera e propria opera letteraria».

L’affezione di Goldin verso il pittore olandese è profonda. «Come pittore Van Gogh ha introdotto molti elementi sviluppati, poi, nell’arte successiva. Dal punto di vista umano, invece, era una persona “scoperta” di fronte alla vita, piena di picchi di entusiasmo, ma anche di discese profonde. Era tutto e il contrario di tutto».

Nello spettacolo, alle parole di Marco Goldin si accompagnano le scenografie curate da Alessandro Trettenero (una fusione di riproduzioni di quadri, foto d’epoca e immagini video girate nei luoghi vissuti dall’artista) e le musiche strumentali di Franco Battiato.

L’intuizione di legare i due artisti nasce da un incontro di qualche anno fa. «Conoscevo Battiato da alcuni anni – ricorda Goldin – quando nel 2016 venne a visitare una mostra molto ampia che avevo organizzato su Impressionismo e Post Impressionismo. Si soffermò su alcuni quadri di Van Gogh. Mi disse che di lui gli piaceva questo aspetto: il riuscire a “tenere insieme la carne e lo spirito”».