Un taglio ai costi dell’energia: nasce la filiera per il biometano

Dieci nuovi impianti, uno dei quali nel Mantovano, per produrre biometano. Il tutto da realizzare in quattro regioni italiane e in meno di tre anni con l’obiettivo di ottenere energia pulita, ridurre i costi di trasformazione del latte e produrre fertilizzanti contribuendo all’economia circolare e all’indipendenza energetica nazionale.

È l’ambizioso progetto “Biometano di filiera” promosso dal gruppo Granlatte-Granarolo e dalla Confederazione dei bieticoltori (Cgbi)che si pone come obiettivo di produrre entro il 2025 trenta milioni di metri cubi di biometano agricolo all’anno, riducendo di 60mila tonnellate le emissioni di anidride carbonica in atmosfera e mettendo sul mercato 500mila tonnellate di fertilizzante “digestato”, riutilizzando quel che resta dal processo di fermentazione.

Il lancio dell’iniziativa nazionale parte dal Mantovano ed è fissato per domani a Commessaggio, alle 14.30, nella sede di Eurocover (strada Tessagli 11). Parteciperanno le aziende socie Granlatte situate nel raggio di 10 chilometri che contano complessivamente 2.500 capi in lattazione. «Il ruolo dell’allevatore diventa centrale nella transizione verde: senza effluenti zootecnici non si produce biometano agricolo – spiega Gabriele Lanfredi, mantovano, presidente Cgbi, gruppo al vertice del comparto italiano dell’energia rinnovabile con 23 impianti biogas realizzati e oltre 200 gestiti in service -. Riuniremo gli attori della nuova filiera agro-energetica avviata insieme al gruppo Granarolo, da questi incontri nasceranno le società consortili alle quali sarà affidata la gestione dell’impianto. Le energie rinnovabili sono il presente su cui investire, per raggiungere l’autonomia energetica».

La volontà della sinergia fra gruppo lattiero caseario e bieticolo è quella di trovare una soluzione praticabile per il risparmio energetico in una fase nella quale il prezzo del gas ha raggiunto picchi di aumento di oltre 12 volte il prezzo di gennaio 2021 e di 10 per il settore elettrico (dati Confindustria). Una soluzione che aiuta in prima battuta le aziende socie, calmierando i costi energetici e dell’acquisto fertilizzanti (cresciuti dell’87% nell’ultimo anno), ma che contribuisce anche al bilancio nazionale poiché il biometano non consumato sarà immesso nella rete.

L’investimento totale sarà di 70 milioni di euro, che verrà finanziato attraverso il Pnrr. Per il Mantovano, una volta che sarà stata creata la società fra gli allevatori della filiera, si individuerà il luogo dove costruire l’impianto, nella zona fra i centri di Marcaria, Bozzolo e Commessaggio.

Per quanto riguarda la partnership, Granlatte, la più grande cooperativa d’allevatori d’Italia, che controlla Granarolo, conferirà reflui zootecnici come letami e liquami provenienti dagli allevamenti associati, mentre Granarolo destinerà scarti della lavorazione del latte dai propri stabilimenti e resi da mercato. La Confederazione dei bieticoltori, che rappresenta nel Paese oltre 5.200 aziende agricole, fornirà infine sottoprodotti agricoli e colture di secondo raccolto. —