La pm che indagò la cosca: «Parlare protegge dalle mafie»

“Paura? No, ma qualche preoccupazione legata al fatto che molte volte siamo stati lasciati soli dalle istituzioni, quella sì”. Claudia Moregola, sostituto procuratore del Tribunale di Brescia che ha fatto parte anche della Dda (direzione distrettuale antimafia) presso lo stesso Tribunale, risponde così, senza esitazioni a una domanda del giornalista della Gazzetta Igor Cipollina, moderatore dell’incontro “Il Silenzio è mafia…”, andato in scena lunedì sera nella sala degli Stemmi di Palazzo Soardi, organizzato da Libera, Consulta Territoriale per la Legalità, Comune e Provincia di Mantova, al quale ha partecipato anche l’ex parlamentare cinquestelle Nicola Morra, nel 2022 presidente della Commissione parlamentare antimafia. Il sostituto procuratore ha poi spiegato meglio il concetto facendo riferimento a un processo che ha riguardato anche la provincia di Mantova. «Durante il processo Pesci – ha detto – come magistrati ci siamo sentiti soli perché, a parte l’associazione Libera, nessuna istituzione, Comune, Provincia e neppure la Regione, si sono costituiti parte civile. Noi pubblici ministeri ci siamo trovati da soli nel corso delle udienze e la sensazione è stata sgradevole, sconfortante. La stessa sensazione l’ho provata a Bergamo, nel corso di un processo contro una cosca. Anche in quel caso nessuna istituzione si è costituita parte civile, mentre per noi magistrati, ma anche per le forze dell’ordine, sarebbe stato importante sentire la vicinanza delle istituzioni».

A otto anni da quella stagione di processi che ha coinvolto anche il nostro territorio le cose non sembrano essere cambiate e gli anticorpi contro le mafie sembrano piuttosto deboli, come conferma la stessa Moregola: «Anticorpi contro le mafie? Direi che ascoltando certe intercettazioni e vedendo certe immagini mi sembra che questi non siano ben strutturati».

L’anticorpo contro il silenzio, ad esempio, che è base della struttura mafiosa, sembra essere debole: «Il silenzio è mafia – ha detto Nicola Morra – le mafie operano da sempre in modo silente. Minano la democrazia e nel tempo sono diventate una macchina da guerra contro chi rispetta le regole».

Sul concetto del silenzio e dell’omertà è tornata anche il sostituto procuratore di Brescia che ha evidenziato come «l’omertà e il silenzio siano il terreno fertile, l’humus nel quale proliferano le associazioni criminali. La loro forza è poter contare sull’omertà sociale, intere società che fingono di non accorgersi di quel che succede e di non sapere quel che è evidente. Perché a volte fa comodo per interesse personale: si fanno affari, si intessono relazioni stabili e ci si fa coinvolgere in circuiti criminali e mafiosi. Pensiamo all’evasione fiscale: la criminalità organizzata offre servizi per evadere il fisco, ma in cambio vuole sempre qualcosa. E le vittime dell’evasione fiscale siamo tutti noi».

Anche Morra è convinto che gli anticorpi contro la mafia nel nostro Paese «non ci sono» e aggiunge che “lo Stato per primo deve domandarsi se vuole combattere le mafie, ma la risposta è che in certe parti del nostro Paese non lo fa». …