Arriverà (forse) un sensore ingeribile per intestino

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Decine di milioni di persone nel mondo soffrono di disturbi della motilità gastrointestinale come stitichezza, reflusso gastroesofageo o gastroparesi. Molti sono restii ad andare a fondo al problema, perché per effettuare la diagnosi bisogna sottoporsi a pratiche invasive piuttosto fastidiose come l’endoscopia. Ora un gruppo di ingegneri del MIT e del Caltech potrebbero aver trovato una soluzione: un sensore ingeribile la cui posizione può essere monitorata mano a mano che scende nel tratto digestivo, fino ad essere espulso tramite le feci. I risultati dello studio sono stati pubblicati su Nature Electronics.

Campo magnetico. Il minuscolo sensore viene monitorato grazie a un campo magnetico prodotto da una bobina elettromagnetica che viene posizionata all’esterno del corpo: la forza del campo magnetico varia a seconda della distanza del sensore dalla bobina, per cui per calcolare la posizione del sensore nel tratto digestivo basterà guardare a questa misura. I disturbi della motilità gastrointestinale vengono normalmente diagnosticati tramite raggi X o inserendo dei cateteri contenenti trasduttori di pressione che percepiscono le contrazioni del tratto gastrointestinale. Il nuovo sistema, semplice e indolore, potrebbe convincere molte più persone a sottoporsi a una diagnosi, che potrebbe essere effettuata anche direttamente dal paziente a casa propria.

Sensore ingeribile

Il sensore ingeribile è grande come una moneta da un quarto di dollaro.
© MIT

Preciso come i raggi X. I test condotti sui maiali hanno confermato che le misurazioni elettromagnetiche hanno una precisione simile a quella dei raggi X: «È una sorta di GPS per il corpo, per il quale ci siamo ispirati alla tecnica usata nelle risonanze magnetiche», spiega Azita Emami, una degli autori. La bobina potrebbe essere posizionata in una giacca per un monitoraggio costante, oppure accanto al water per misurazioni sporadiche – l’importante è che si trovi sempre in un raggio massimo di 60 centimetri dal sensore. I dati raccolti potrebbero poi essere inviati via Bluetooth a un altro dispositivo, come il computer di un ospedale o lo stesso smartphone del paziente.

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