Che cos’è la malattia da virus di Marburg?

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Una nuova emergenza sanitaria minaccia di riportare l’Africa occidentale ai tempi cupi dell’ultima epidemia di Ebola del 2014-2016. Questa volta a destare preoccupazione è la malattia da virus di Marburg (MVD), una grave febbre emorragica molto vicina a Ebola nelle cause, nei sintomi e purtroppo anche nella letalità.

Di quanti casi parliamo? Lunedì 13 febbraio le autorità sanitarie dell’OMS per la Guinea equatoriale hanno annunciato la presenza di un focolaio della malattia, il primo nel Paese, che finora avrebbe causato 9 decessi (dei quali uno soltanto confermato e 8 sospettati) e 16 casi di contagio. Altre 21 persone sono considerate contatti stretti e attualmente monitorate. Anche se sembrano numeri contenuti, il fatto che siano “a due cifre” è già motivo di allarme, perché i focolai di virus di Marburg sono in genere piuttosto rari e tendono – anche per l’elevata mortalità della malattia – a esinguersi rapidamente.

Diffusione. Il nuovo focolaio è il peggiore degli ultimi 10 anni, e preoccupa il fatto che si sia verificato in una provincia nordorientale del Paese, al confine con Camerun e Gabon. Martedì 14 febbraio anche il Camerun ha annunciato di aver individuato due casi sospetti di malattia da virus di Marburg, uno dei quali riguarda una ragazza di 16 anni che non era mai stata in Guinea equatoriale.

Da che virus è causata? L’infezione è provocata dal Marburg marburgvirus (MARV), un patogeno della stessa famiglia del virus Ebola, le Filoviridae. I sintomi comprendono febbre alta, grave cefalea, affaticamento e, a una settimana dall’esordio, forti emorragie mucosali e gastrointestinali. Circa la metà delle persone contagiate muore, anche se il tasso di letalità dipende dal ceppo virale e varia dal 24% all’88%.

Contagio. Il virus passa all’uomo attraverso contatti prolungati con i pipistrelli della frutta in caverne o miniere: questi animali costituiscono le principali riserve naturali del virus di Marburg (e del virus Ebola). L’infezione si trasmette a quel punto da persona a persona mediante il contatto con fluidi infetti o superfici contaminate – ma non per via aerea: pertanto si è maggiormente contagiosi nell’ultima fase della malattia, quella emorragica, e i contatti…

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