Addio Angelo Ballasini, custode della tradizione culinaria di Mantova con l’osteria

Non amava i critici gastronomici, e men che mai voleva apparire sulle guide. Però faceva da mangiare bene, anzi benissimo. Era di carattere burbero, ma generoso. Angelo Ballasini se n’è andato per sempre. Da tempo viveva a Volta Mantovana, in località Gatti, in una bella corte dove per qualche tempo aveva coltivato la vigna e prodotto vino.

Era nato ad Asola nel 1942, cresciuto a Castellucchio e soprattutto a Viadana dove si era diplomato in Ragioneria. Poi era stato dirigente alla Corneliani. Abbandonata quella carriera e abbracciata quella che più amava, negli anni ’70 era passato alla cucina del ristorante Rigoletto e a quella di Ca’ d’Amici a Sabbioneta.

Per poi aprire le Quattro Tette, a Mantova dapprima in via Cavour e poi in vicolo Nazione, raccogliendo intorno a sé e ai suoi fornelli artisti e intellettuali. Tra i pittori Oder Ghidini, tra gli intellettuali Emilio Faccioli, non per niente curatore per Einaudi del volume “L’arte della cucina in Italia”, e – per chi lo ricorda – il critico cinematografico Calderone, grande barba bianca e andatura da antico filosofo greco.

E sono solo alcuni. Anche adesso – da una decina d’anni o forse più il mestolo è passato al figlio Tommaso – gli intellettuali mantovani si vedono spesso a pranzo alle Quattro Tette. Però c’è da dire che Angelo non aveva una predilezione per le élite, anzi. Era una persona di cuore.

Cosa metteva in tavola? Faceva cucina mantovana ma non tortelli e agnolini. Sì invece risotto e una serie di piatti espulsi dai menù dei ristoranti stellati: fegatini e trippe. I funerali domani alle 11 nella chiesa di San Pio X.