L’addio a Gaia Tosoni: «Provate a vivere la vita con un decimo del suo coraggio»

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Nella basilica di Sant’Andrea questa mattina nemmeno una sedia è rimasta libera. Erano centinaia le persone che hanno dato l’ultimo saluto a Gaia Tosoni, la cinquantunenne proprietaria della gioielleria Tosoni di via Roma scomparsa domenica scorsa.

Gaia, che ha combattuto per dieci anni contro un tumore che alla fine non le la lasciato scampo, lascia il marito Alessandro Buratto, i figli Riccardo di 19 anni e Vittorio di 15, la mamma Laura e il fratello Sebastiano. Le lacrime della famiglia e degli amici al funerale non hanno mai smesso di scorrere durante tutta la cerimonia. Erano in tanti, tantissimi, a volerle bene.


«In questi momenti ci chiediamo perché succedono queste cose – racconta don Renato Pavesi, rettore della basilica, che ha celebrato la messa – La morte ci appare come un ladro che ci porta via qualcosa a cui teniamo molto. Noi cerchiamo di difenderci, ma a volte non ci riusciamo e arriva prima del dovuto. Nascita e morte sono le parole più importanti per un essere umano, e come quando veniamo al mondo siamo accolti dall’amore dei nostri genitori, che la maggior parte delle volte ci aspettano con gioia, anche quando ce ne andiamo siamo accolti da qualcuno. La fede serve allora per farci vedere questo triste momento sotto questa luce, e ci aiuta a pensare che con la morte siamo invitati a vivere meglio».


Al termine della celebrazione il fratello di Gaia, Sebastiano, ha voluto ricordare la sorella così: «Quando morì il nostro papà, io e Gaia ci eravamo scritti due righe da leggere al suo funerale, proprio qui, in Sant’Andrea, ma non ci diedero la possibilità di farlo. Lei ci rimase molto male e allora penso proprio che adesso lei se le meriti due parole. Mia sorella ha sempre vissuto la sua condizione con estrema riservatezza e dignità. Negli ultimi mesi era sparita, non andava più in negozio, e le persone ci chiedevano sempre di lei. Io la andavo a prendere con la macchina e il tragitto era sempre lo stesso, verso l’ospedale. Un giorno, tornati a casa, mi chiese di fare silenzio perché doveva fare una telefonata. Nell’ultimo periodo non riusciva a pronunciare bene alcune lettere, allora, durante quella chiamata, disse al suo interlocutore che aveva problemi dizione che sperava di risolvere a breve. Gaia era così, aveva un carattere molto forte, un incommensurabile coraggio che la nostra mamma aveva dato più a lei che a me. Quello che voglio chiedere alla mia famiglia e a tutti è di provare a vivere la vita con un decimo del suo coraggio».


Ha chiuso la cerimonia funebre un amico di Gaia che ha suonato per lei, con il clarinetto, un estratto di Gabriel’s Oboe, di Ennio Morricone. 

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