Le violenze nascoste verso le donne: dal parto al declino dei consultori

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La punta dell’iceberg sono i femminicidi ma la piramide rovesciata della violenza di genere nasconde mille forme di sopraffazione, fisica e morale, eclatanti o striscianti, rudi o sottili, capaci di distruggere il futuro o di demolire l’autostima per una moltitudine di donne.

È di questa “montagna” di casi nascosti che si è occupato il 17 dicembre il convegno promosso all’Arci Salardi da Europa Verde e Sinistra Italiana, per chiedere alla politica un impegno costante alla costruzione di una cultura del rispetto, a partire dai programmi scolastici, per proseguire con la formazione degli operatori.

A chiederlo Daniela Mantovani, presidente dell’ordine delle Ostetriche, che, partendo dalla sua esperienza professionale, ha portato come esempio ciò che accade nel percorso parto dell’ospedale: «Manca una formazione specifica del personale, sono stanca di questa tolleranza istituzionale continua su violenze sottili e quotidiane che pochi di noi sono formati a intercettare. Nei percorsi di nascita la donna diventa un numero, una cartella clinica e nessuno le spiega che può scegliere come partorire: il 21% ci segnala di subire questo tipo di violenza in ospedale».

Sono cento i centri antiviolenza in Italia: migliaia di esperienze, sintentizzate in dieci emblematiche nel libro “Io sono mia” dallo scrittore Luca Martini, tra i relatori. Spiega l’autore: «Storie diverse tra di loro che dimostrano che non esistono tratti comuni della “vittima” ideale così come non esiste un uomo violento “tipo”: maltrattare è una scelta».

E di conquistato resta poco, come l’esperienza dei consultori, conquista di 40 anni fa – a Mantova con primato sulla legge regionale – e ora svuotati di senso.

«I consultori sono state vittime istituzionali di un processo di sanitarizzazione del rapporto utente-operatore, un’aziendalizzazione che non tutela più le donne» afferma dal tavolo dei relatori, Angela Vasconi, assistente sociale che invoca una rete di servizi del territorio che dialoghino tra di loro per evitare quella che viene definita “vittimizzazione secondaria”.

Tra i relatori anche Francesco Ortu della Squadra Mobile, responsabile delle indagini sui reati contro la persona, che pone l’accento sulla necessità di occuparsi di percorsi educativi per chi commette i maltrattamenti, e Donatella Albini, responsabile sanità lombarda per Sinistra Italiana, che in agenda ha segnato le urgenze segnalate.

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