L’appello di due missionari: «Gettiamo i semi del futuro»

In vista del Natale, i missionari viadanesi Andrea Facchetti e Augusta Culpo hanno scritto una lettera aperta ad amici e sostenitori. Entrambi colgono l’occasione per fare il punto su realtà difficili dal punto di vista sociale ed economico, e sui semi di speranza che nonostante tutto si riescono a gettare.

Padre Facchetti, saveriano da dieci anni in Mozambico, nell’ambito di una serie di avvicendamenti che hanno interessato i religiosi della congregazione, è tornato nella parrocchia di Charre, dove aveva già operato in passato. «Siamo – racconta – in piena Africa rurale, coi baobab centenari in mezzo alla savana. La gente semplice vive di agricoltura, e ti porge la mano incallita dalla zappa quando ti incontra. Qui manca un po’ tutto in termini di alimentazione, strade, scuole, comunicazione, ospedali. L’energia elettrica è arrivata solo l’anno scorso; però non mancano sorrisi e voglia di vivere».

Il missionario, con due confratelli, si occupa di una parrocchia immensa: una quarantina di comunità sparse su una fascia di 200 chilometri di strade sterrate, spesso isolate dalle piene del fiume Zambesi. C’è inoltre uno studentato con sessanta ragazzi provenienti da umili famiglie, «per i quali la scuola è una delle poche opportunità di alzare la testa». Il Mozambico rimane uno dei Paesi più poveri e corrotti al mondo. Chissà se saranno le risorse naturali a consentirgli di crescere: nei giorni scorsi è partito il primo cargo di gas naturale liquefatto, da una piattaforma oceanica di proprietà Eni. «Ma ciò che trasforma davvero e rivoluziona i cuori e il mondo – assicura Facchetti – è la potenza del Vangelo e del bene».

Anche suor Culpo si trova a operare in un contesto difficile: le favelas e il carcere di San Paolo. «Il Brasile – nota la religiosa, Figlia di Maria missionaria – è reduce da profonde divisioni legate alle recenti elezioni presidenziali. L’augurio è che si ricreino dialogo e armonia tra le persone, per affrontare insieme i gravi problemi sociali e chiedere riforme a sostegno dei deboli». Crescono disoccupazione e disuguaglianze: «È importante che la democrazia regga, per affrontare sfide come l’inclusione sociale di poveri, neri e indigeni, o la cura della natura». r.n.