I nati durante la Grande Depressione invecchiano prima
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Le condizioni in cui passiamo i primi nove mesi pre-nascita, nella pancia di nostra madre, influiscono sulla nostra salute per il resto della vita: lo conferma uno studio pubblicato su PNAS, che ha scoperto che le cellule di chi è nato nelle zone degli Stati Uniti più colpite dalla Grande Depressione del 1929-1939 mostrano segni di un invecchiamento accelerato. Che i grandi eventi storici fossero connessi a cambiamenti nell’epigenoma – ovvero l’insieme delle alterazioni “sopra” (-epi) al genoma che non modificano il DNA – non è una novità: quel che a detta di Patrick Allard, epigenetista ambientale, è “incredibile”, è aver trovato i segnali di questi cambiamenti in persone di 70 o 80 anni.
Gravidanza difficile. Per arrivare a queste conclusioni, gli studiosi hanno analizzato l’epigenoma di oltre 800 persone nate negli anni Trenta. È emerso che le cellule di chi era nato nelle regioni colpite dal Dust Bowl – letteralmente conca di polvere, la serie di tempeste di sabbia che colpirono gli Stati Uniti centrali e il Canada tra il 1931 e il 1939 − hanno un profilo epigenetico più vecchio e connesso a una maggior incidenza di patologie croniche rispetto a quelle di chi era nato in altri luoghi. Non è chiaro se fu la dieta, lo stress o altri fattori ad accelerare l’invecchiamento cellulare: tuttavia in quei tempi la disoccupazione era al 25%, molti agricoltori non avevano di che mangiare e le donne non vivevano certo una gravidanza serena.
Occuparsi del benessere delle mamme. I risultati evidenziano l’importanza del benessere in gravidanza, non solo per le mamme ma anche per i futuri bambini: «Bisogna tenere conto di questo aspetto nel momento in cui si disegnano le politiche di salute pubblica e…
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