Pd, Palazzi appoggia Bonaccini: «Serve un leader carismatico»

Via libera in consiglio regionale alle modifiche alla legge elettorale regionale che affidano al presidente della Regione in carica, e non più al prefetto, la firma dell’atto di indizione delle elezioni regionali. La modifica è stata approvata con 43 voti a favore e 24 contrari, e sono stati respinti tutti gli emendamenti e gli ordini del giorno presentati da diversi esponenti dei gruppi di minoranza. La legge stabilisce che il presidente della Regione può indire le elezioni non prima dei trenta giorni precedenti la fine naturale della legislatura e non oltre i sessanta giorni successivi o nella domenica compresa nei sei giorni ulteriori: per la Lombardia il “range temporale” è compreso tra domenica 5 febbraio e domenica 7 maggio 2023. Resta competenza del ministero dell’interno stabilire una data differente da quella indicata dal governatore a fronte di possibili accorpamenti con altre elezioni. Rimangono invariate le modalità per l’assegnazione dei seggi consiliari, ripartiti alle singole circoscrizioni elettorali in proporzione alla popolazione.

Le opposizioni dem e Cinque Stelle sparano a zero sulla nuova legge elettorale e stigmatizzano l’assenza di Fontana dall’aula. La consigliera del Pd Paola Cortese definisce la legge «una forzatura che dice molto, più nel metodo che nella forma, di una maggioranza che continua a rifiutare il confronto e a scrivere le regole in base a meri calcoli di opportunità». Cortese parla di «un’imposizione» della giunta Fontana «senza alcun rispetto per il parere delle minoranze e con scarsa considerazione del ruolo delle istituzioni, come dimostra il fatto che il presidente della Regione non si è nemmeno presentato in aula durante le due sedute. È chiaro che l’unico motivo alla base di questa revisione è il timore di non avere più il consenso dei lombardi. Un metodo che consideriamo poco rispettoso dell’istituzione regionale e che non possiamo condividere».

Per Andrea Fiasconaro dell’M5S, «abbiamo perso tempo. Ora ci auguriamo di non perderne altro e, visto che ora è nelle sue facoltà, Fontana metta subito fine a questa disastrosa esperienza di governo regionale e permetta ai lombardi di votare il prima possibile. Probabilmente anche Fontana deve essersi vergognato di questa decisione tant’è che ha deciso di non presentarsi in aula durante il dibattito, fregandosene. Una scelta vergognosa che piega, ancora una volta, l’istituzione regionale agli interessi della Lega, come avvenuto col referendum di Salvini».

A difendere la maggioranza è Alessandra Cappellari, consigliera della Lega, presidente della Commissione affari istituzionali e relatrice della legge: «Le continue polemiche delle opposizioni sull’approvazione della legge elettorale regionale dimostrano, ancora una volta, che l’unico loro obiettivo è attaccare a priori, e spesso in malafede, Regione Lombardia. Come anticipato in Commissione, le modifiche accolte sono quelle già passate in quella stessa sede e rimandano alla legge nazionale per quanto riguarda la ripartizione dei seggi tra le circoscrizioni in base ai risultati dell’ultimo censimento. Restano quindi invariate le modalità…