Giulio Romano, primi arrivi al Te per la mostra “La forza delle cose” a Mantova

“Ritratto dell’orefice Martin Marquart”: in prestito da Vienna il dipinto dell’autore fiammingo Maarten de Vos

MANTOVA. Fervono i preparativi per l’allestimento della mostra Giulio Romano. La forza delle cose, a cura di Barbara Furlotti e Guido Rebecchini, che sarà visitabile a palazzo Te dall’8 ottobre all’8 gennaio prossimo, ultimo evento della stagione espositiva “Mantova: l’Arte di vivere” della Fondazione Te.

Il 30 settembre, come ad ogni appuntamento espositivo alla villa giuliesca, si è celebrato il “rito” di apertura di una cassa contenente un’opera particolarmente prestigiosa della rassegna.

Nell’occasione è stato scelto il dipinto di Maarten de Vos, autore fiammingo del Cinquecento, Ritratto dell’orefice Martin Marquart proveniente dal Kunsthistorisches Museum di Vienna.

«Questa mostra vuole porre uno sguardo diverso sulla vita di corte a partire dagli oggetti visti non solo dal lato di chi li commissiona, li usa, ma anche da quello di chi li pensa, progetta e realizza – ha spiegato Barbara Furlotti affiancata da Guido Messling del museo prestatore dell’opera -. L’orefice raffigurato sulla tavola è un artigiano del lusso del Cinquecento. È documentato come fornitore degli Asburgo. Ha un suo ruolo sociale, gode di una certa agiatezza, è vestito in maniera elegante e mostra, con orgoglio una brocca in argento dorato che ha realizzato».

Quest’opera sarà al fianco di un set per il lavaggio delle mani a tavola, composto da un catino e da una brocca, a sottolineare il continuo gioco di rimandi tra oggetti reali e dipinti in una mostra che ricostruisce il genio che Giulio Romano seppe trasmettere anche nel design.

«Quest’opera ha un retro, che non sarà visibile, dove è raffigurato un satiro che dona una collana a una ninfa, probabilmente realizzata per scherzo dallo stesso orefice che si dilettava di pittura – ha aggiunto la curatrice -. Ci sono segni di cerniere che stanno a dimostrare che in passato il quadro venisse mostrato nei due versi, magari agli amici per vantarsi della possibilità che l’orefice aveva di conquistare le donne coi suoi oggetti preziosi».

La mostra svela il talento da designer dell’artista che tanto contribuì a creare l’immagine dei Gonzaga, riportando nelle sale del “suo” Palazzo gli straordinari oggetti concepiti per contribuire alla creazione dello “stile di vita” della corte dei signori della Mantova rinascimentale.

Il genio di Giulio Romano era ben noto fin dal passato, tanto che Giorgio Vasari citò per ben due volte nelle sue Vite la credenza della Sala di Amore e Psiche a Palazzo Te da cui prende spunto il progetto espositivo, che mette in mostra oggetti di alta rappresentanza realizzati in materiali preziosi come brocche, piatti, saliere e coltelli, espressione del raffinato gusto della corte mantovana capace di plasmare quello delle grandi corti europee.

La mostra si articola in cinque sezioni. Nella prima, dedicata al design per armi e armature, sarà esposto il disegno…