La sonda DART ha centrato l’asteroide Dimorphos
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La sonda della NASA DART si è schiantata contro un asteroide ed è andata distrutta nell’impatto: tutto bene, dunque, perché l’impatto è stato intenzionale: serviva a verificare se gli asteroidi in rotta di collisione con la Terra possano essere deviati dalla loro orbita con una missione spaziale ad hoc.
All’1:14 ora italiana del 27 settembre, la navicella lanciata a 22.000 km orari ha impattato contro Dimorphos, l’asteroide largo 160 metri che aveva nel mirino e che orbita attorno a un asteroide più grande, Didymos. La sonda ha mancato il centro esatto della roccia di appena 17 metri e la telecamera di bordo ha filmato il suo viaggio fino all’ultima immagine, in cui l’intera inquadratura è occupata dalla superficie granulosa dell’oggetto spaziale.
Un grande passo avanti. Serviranno alcune settimane per capire se l’impatto sia riuscito nell’obiettivo di alterare l’orbita di Dimorphos attorno a Didymos, ma nel frattempo «possiamo dormire sonni più tranquilli» come dicono i tecnici della missione: sappiamo di avere uno strumento già testato per difenderci da eventuali asteroidi pericolosi e scongiurare un loro impatto sul nostro pianeta.
Il modello perfetto. Dimorphos e Didymos sono stati scelti con attenzione: nessuno dei due rappresentava un rischio per la Terra prima della missione, e una piccola alterazione orbitale non aumenterà in alcun modo la loro pericolosità. Tuttavia si stima che nel Sistema solare ci siano circa 25.000 asteroidi delle dimensioni di Dimorphos, soltanto il 39% dei quali è conosciuto.
Si pensa che un oggetto come questo entri in rotta di collisione con la Terra una volta ogni 20.000 anni, con un impatto distruttivo: una roccia di queste dimensioni creerebbe un cratere largo circa un chilometro e profondo 200 metri, con conseguenze potenzialmente letali se cadesse in un’area densamente popolata.
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