Corinne e Samuele due giovani ricercatori mantovano e le loro esperienze

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Hanno incantato il pubblico all’Aldegatta. Lei si occupa di neuroscienze e biotecnologia, lui è sviluppatore di progetti per protesi di arti artificiali

PEGOGNAGA. Due giovani ricercatori di Pegognaga, Corinne Portioli e Samuele De Giuseppe, che per ragioni di formazione e di lavoro sono stati in giro per il mondo senza peraltro dimenticare le loro radici mantovane, hanno raccontato la loro esaltante esperienza ed incantato il numeroso pubblico convenuto al loghino “Aldegatta” di Pegognaga. Erano presenti professionisti della sanità pubblica e privata, figure istituzionali e delle associazioni di volontariato e tanti cittadini. 

Introducendo l’evento medico-scientifico, il presidente del “Gruppo Passera”, Renzo Gazzoli, riferendosi ai protagonisti della serata, ha ricordato che la vita di un giovane molto spesso dipende dagli studi svolti che portano ad opportunità e sbocchi lavorativi che superano il limite della Bassa ed ha poi illustrato il curriculum dei due ricercatori.

Corinne Portioli, dopo il dottorato di ricerca in Neuroscienze e Biotecnologie mediche, ha fatto esperienze professionali a Manchester, poi all’Università di Verona nell’ambito dello sviluppo di biomarcatori precoci della sindrome di Parkinson, quindi a Houston in Usa con lo studio delle proteine di membrane coinvolte in patologie neurologiche. Attualmente lavora all’Istituto italiano di ricerche di Genova.

Samuele De Giuseppe dopo la laurea magistrale in Informatica per la Comunicazione, è stato sviluppatore di software per Banca Intesa, e attualmente lavora all’Istituto di ricerche tecnologiche genovese come sviluppatore di progetti per apparecchiature e protesi per arti artificiali attraverso la robotica. Per Samuele , che ha specificato di fare ricerca come metodo e non come mestiere, la preparazione di base non è stata adeguata pertanto ha dovuto sopperire con la formazione e l’esperienza aziendale. «L’istituto dove lavoro – ha precisato De Giuseppe – non svolge ricerca pura ma transfer tecnologico, pertanto ha necessità di ingenti risorse economiche, mentre la competizione è palpabile in quanto occorre arrivare primi nello sviluppo dei progetti».

«Per fare ricerca – ha precisato la Portioli – occorre avere in testa un progetto e mettere in campo una serie di esperimenti e di processi per confermare l’idea e quindi la tesi. Per gli studi sulle patologie neurologiche (Alzheimer o Demenze) e le malattie genetiche la ricerca è ferma da anni, mentre servirebbero molti finanziamenti che in Italia sono limitati e per lo più pubblici mentre all’estero prevalgono i fondi privati. I maggiori finanziamenti sostenuti anche dal mercato farmaceutico, sono dirottati verso la ricerca oncologica». 

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