La palude mantovana habitat per gli uccelli In pericolo anche le piante autoctone

Viaggio nell’universo nascosto: ci sono specie che adattano il loro nido alla crescita vegetale

MANTOVA. Tra le specie animali maggiormente minacciate da una riduzione della vegetazione autoctona ci sono gli uccelli di canneto. Il più chiassoso è il cannareccione (Acrocephalus arundinaceus), che si può sentire mentre emette il suo “trr-cara-cara-crie” nelle ridotte porzioni di canne palustri che crescono vicino al locale Il Rifugio a Belfiore oppure nei pressi della Zanzara. Questo passeriforme trascorre la propria vita aggrappato alle canne, a volte anche in cima quando qualche intruso si avvicina eccessivamente, confondendosi con la pannocchia apicale della Phragmites grazie al piumaggio beige o bruno fulvo, simile appunto alle canne. Il suo adattamento alla vegetazione riparia è tale che il nido, una coppa allungata profonda 15 centimetri, viene costruito con pezzetti di piante acquatiche e ancorato a 4-7 canne che ne attraversano le pareti. I bordi sono leggermente ricurvi verso l’interno in modo che le uova non cadano in acqua e la costruzione, ad opera della femmina, avviene quando il canneto non ha ancora raggiunto l’altezza massima, così che crescendo i fusti innalzino anche il nido.

Nonostante pesi solo 30 grammi è uno dei passeriformi di palude più grande: la cannaiola (Acrocephalus scirpaceus) è più piccola, con un piumaggio sempre nei toni del marrone-verde e con la stessa abitudine di costruire i propri nidi intessendo foglie di piante acquatiche e inglobando 5-6 canne. Tipica presenza dei canneti è pure la salciaiola, simile alla cannaiola da cui si distingue per il peculiare canto: ad un primo ascolto si può confondere con il suono delle cicale o di qualche insetto perché si tratta di un lungo “surrrrrrrr” metallico, con un tono basso e una frequenza molto elevata.

L’esistenza e l’estensione del canneto permettono però anche ad alcuni aironi, tra le specie più schive e rare, di nidificare; tarabuso e tarabusino (entrambi protetti) si mimetizzano grazie al piumaggio beige striato di marrone in fitti canneti, dove costruiscono una piattaforma galleggiante di canne intrecciate affidando la sopravvivenza dei piccoli proprio al riparo fornito dalla densa vegetazione; in canneti radi i pulli subiscono molto facilmente predazioni. Ma uno degli uccelli acquatici forse più affascinanti è lo svasso maggiore, che nel periodo estivo presenta una corona dorato-rossastra che ne aumenta la regalità. Anche questa specie si affida ai canneti poiché costruisce un nido profondo mezzo metro usando pezzi di carici, cannucce palustri e piante acquatiche. La scomparsa di specie acquatiche, cariceti, tifeti e canneti rappresenterebbe lo sfratto per tutti questi affascinanti uccelli.

Ma anche la vegetazione è a rischio. Oltre a ninfee e castagne d’acqua c’è un’altra specie e che è stata danneggiata dai fior di loto. Si tratta di Stratiotes aloides o erba coltella, in passato diffusa nei laghi mantovani secondo le testimonianze di…