Eugenio Finardi a Castiglione rende omaggio a Leonard Cohen

Il concerto nel giardino del Museo della Croce Rossa Il festival “Una storia di umanità” avanti fino a settembre

CASTIGLIONE DELLE STIVIERE. Il giardino del Museo della Croce Rossa di Castiglione ha ospitato sabato sera il concerto acustico di Eugenio Finardi, terzo appuntamento del festival “Una storia di umanità” che si prolungherà fino a settembre. «Di sicuro farò dei pezzi di Finardi questa sera», dice prima del concerto. Quella che sembra essere una battuta in realtà è una dichiarazione d’intenti perché la sera prima Finardi, con Fabio Treves, a Pistoia, ha messo in scena uno spettacolo blues. «È la mia musica d’origine, e anche questa sera farò del blues».

Mantenuta la promessa, si può dire che siano stati i momenti più intensi del concerto con una timbrica, cavernosa e rugosa, che si presta alla musica del diavolo, come d’altronde l’apporto, alla chitarra, di Giuvazza (Giovanni Maggiore) che, con la sua Gibson, ha fatto da contro altare al cantautore milanese. «In realtà mi sono sempre sentito un americano prestato all’Italia pure se, quando ho vissuto negli Stati Uniti, gli americani non mi sono mai piaciuti», ricorda introducendo il secondo brano in scaletta, e cioè “Dolce Italia” (lo show si era aperto con il grande classico “Non voglio esser solo”).

La location non è indifferente. «Che belle queste colline e questo territorio, senza dimenticare l’importanza di questo luogo dove si raccontano le atrocità delle guerre. Ho delle canzoni per questa sera, ispirate più che dalla guerra da quello che la guerra ci fa dentro, e cioè stimolate da quello che accade, come nel caso di “Mezzaluna”, nata mentre seguivo le news dell’invasione del Kuwait. È un testo simile al discorso che si fa qui nel museo: il comparare il passato e il presente. Che poi, purtroppo, quando si è in guerra sono identici. Sono stato a Sarajevo, durante l’assedio, e in Sudan. La guerra è terribile, ovunque. Io posso dire di essere di una generazione che ha vissuto la pace in Europa per molti decenni. Oggi vediamo che non è più così».

Il concerto ha come filo rosso il tema della guerra e delle crisi che stiamo vivendo, e non è un caso che sia intitolato come un famoso verso del ritornello di “Extraterrestre”, brano che di fatto chiude il concerto dopo una cavalcata tra i suoi grandi successi come “Un uomo” , “Uno di noi”, “Ti amo per come mi ami tu”, testo d’amore che ricorda come si possa amare e vivere anche amore che, per decisioni personali, sono e devono essere impossibili. Altro vertice del concerto è la cover di Leonard Cohen, «che avrebbe dovuto condividere il Nobel con Dylan», “Hallelujah”. Finardi ricorda che «questa brano non ha nulla di religioso; si tratta anche in questo caso di una storia d’amore, un canto d’amore speciale». Sui progetti futuri Finardi ricorda che «non faccio nuove canzoni perché le persone non le ascoltano. Ne…