Tutti pronti per le prime foto del telescopio Webb

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Secondo un detto popolare tra gli astrofisici, un segreto “è qualcosa noto solo a un terzo di tutta la comunità astrofisica del mondo”. Gli astronomi, infatti, sono curiosi e affascinati dalle proprie scoperte e non vedono l’ora di parlarne con i colleghi, scambiarsi informazioni e sollecitare pareri.

In questi giorni, invece, il più stretto riserbo protegge quello che stanno scoprendo gli astronomi e gli ingegneri che lavorano presso lo Space Telescope Science Institute di Baltimora, negli Stati Uniti, dove stanno arrivando i primi dati scientifici del James Webb Space Telescope. Insensibili alle domande più pressanti, e incuranti di rapporti di amicizia talvolta decennali, rispondono con un sorriso “you’ll see soon“, “vedrete presto”. Ma gli occhi non nascondono l’eccitazione e la soddisfazione.

Grande specchio. Cosa rende così straordinario James Webb e perché questo segreto intorno ai suoi primi dati? Lanciato il giorno di Natale del 2021, dopo venti anni di gestazione e con una spesa che ha sfiorato i 10 miliardi di dollari, questo telescopio spaziale è il più straordinario che sia mai stato costruito. Il primo aspetto rivoluzionario è nelle dimensioni del suo specchio. Con un diametro di 6,5 metri, ha una superficie sette volte più grande del suo precursore, Hubble, che ci ha regalato tante fantastiche scoperte nei suoi trent’anni di carriera. La superficie dello specchio di James Webb è paragonabile a quella dei più grandi telescopi da terra.

 

Con freddezza. Un’altra caratteristica è che James Webb funziona a temperature estremamente basse, -233 °C, cioè a soli 40 gradi sopra lo zero assoluto. A queste temperature, può osservare la radiazione infrarossa prodotta dalle sorgenti celesti che sulla Terra è nascosta da quella generata dall’atmosfera. Ed è proprio per sfruttare queste potenzialità, rendendosi immune a ogni disturbo provocato dal nostro pianeta, che James Webb è volato fino a un’orbita particolare, a oltre un milione di chilometri di distanza da noi. La combinazione di questi fattori gli consente di raggiungere una sensibilità e una nitidezza centinaia di volte migliore di qualunque altro satellite astronomico precedente, osservando zone ed epoche dell’universo che sono state finora nascoste agli occhi degli astronomi: le nubi di polvere dove nascono i pianeti e le stelle, le regioni più vicine ai buchi neri, le prime galassie che si sono formate agli albori del cosmo.

Altissima precisione. Negli ultimi mesi, gli ingegneri di Baltimora hanno coordinato ed eseguito le complesse operazioni di montaggio e…

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