Il proprietario dei muri della pasticceria di Mantova: «Mai cacciato nessuno»

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MANTOVA. «Volevo solo approfittare di un’opportunità che mi si offriva per valorizzare un immobile per poi lasciarlo ai miei tre figli. E non mi sentivo di rinunciarvi».

Così Giovanni Spagnolo, proprietario dell’edificio che ospita laboratorio e negozio della pasticceria Chiozzini, replica al titolare Silverio Tenedini che dopo oltre 60 anni chiuderà la storica attività di via Conciliazione. Il contratto d’affitto è scaduto e il proprietario non l’ha rinnovato, concordando però una buonuscita con l’inquilino. «Io non ho cacciato nessuno, non è nella mia indole e neppure la legge me lo consentirebbe» tiene a precisare Spagnolo replicando alle accuse rivoltegli dal pasticciere. «Semplicemente – spiega – l’anno scorso ho mandato a Tenedini la disdetta del contratto che scadrà a fine giugno di quest’anno perché avevo bisogno dell’immobile. I miei e i suoi legali hanno concordato una liquidazione, che la controparte ha accettato. Quindi, questo non è cacciare le persone. Ho seguito le procedure e non ho costretto nessuno. Silver dovrebbe ritenersi soddisfatto».

Spagnolo è un discendente della famiglia Chiozzini che dopo la fine della prima guerra mondiale fondò a Mantova una pasticceria divenuta presto tra le più rinomate in città. A lavorare con i vecchi Chiozzini, dal 1956, c’era Silverio Tenedini, oggi 80enne, che dopo quindici anni da apprendista, nel 1970 è entrato in società con l’altro lavorante, Gaddo Pedrazzoli. Con Roberto Chiozzini hanno dato vita a un sodalizio che sembrava indistruttibile. Nel 1988, invece, il destino ci ha messo le mani con la morte di Roberto a cui, nel 2016, è seguita quella di Gaddo. Silver è andato avanti da solo ed è giunto al capolinea. «Farò dolci per i miei clienti fino a domenica poi basta, da lunedì comincerò a smantellare il laboratorio».

«Mi spiace moltissimo che se ne vada la pasticceria, perché siamo cresciuti lì ed eravamo molto legati a Silver e a Gaddo» dice Nicola Spagnolo, uno dei figli di Giovanni. «Roberto Chiozzini era mio zio – dice – il coinvolgimento affettivo nei confronti di Silver è rimasto. Mi rammarica, però, la sua presa di posizione verso la mia famiglia. L’avevamo avvisato per tempo che avrebbe dovuto lasciare l’immobile che, tra l’altro, gli era stato dato in affitto a condizioni molto vantaggiose per lui, in un rapporto amichevole. Inoltre, avrà una somma concordata». 

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