Putin si è scusato per frasi Lavrov su ebrei

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Alla sera sui profili di Twitter e di Telegram del battaglione Azov viene diffuso un video che mostra dall’alto l’area dell’acciaieria Azovstal di Mariupol. Colonne di fumo, fuoco, bombardamenti: c’è tutta la furia dei russi che tentano ad ogni costo di stanare i duemila soldati ucraini che ancora resistono. Disatteso il “cessate il fuoco”. Poche ore prima Petro Andriushenko, consigliere del sindaco, aveva usato questa formula enfatica, ma quanto mai realistica, ripresa dalla Cnn: «Se c’è un inferno nel mondo è all’Azovstal. Gli ultimi 11 chilometri quadrati di libertà a Mariupol sono stati trasformati in un inferno». Prigionieri nei sotterranei ci sono anche donne e bambini, ma ieri Putin, parlando al telefono con il premier israeliano Bennett, ha confezionato un ricatto spietato: «La Russia è pronta a garantire un’uscita sicura dei civili dall’acciaieria Azovstal di Mariupol, ma i militari nello stabilimento devono arrendersi».

Secondo Zelensky comunque altri 344 sono stati evacuati da Mariupol. L’Onu ieri sera ha annunciato che sta partendo la terza fase delle operazione per salvare i civili. Il medico del battaglione Azov ha lanciato un appello al presidente turco Erdogan perché faccia da mediatore per evacuare anche i militari: «I feriti stanno morendo per mancanza di medicinali, muoiono tra le mie braccia». Certo, gli ucraini rivendicano anche una serie di risultati in altre aree del Paese: sostengono di avere ripreso il controllo di alcuni villaggi vicino a Kherson e di avere avviato operazioni di controffensiva nelle aree di Kharkiv e Izium (a Est). Kiev ha fatto sapere: per giugno potremo partire cona una controffensiva su larga scala «perché arriveranno le prime armi che possono fermare il nemico». Ieri il New York Times ha rivelato: l’esercito ucraino è riuscito ad uccidere così tanti generali russi grazie alle informazioni passate dall’intelligence americana. La Casa Bianca ha commentato: «L’articolo del New York Times è irresponsabile. Gli Stati Uniti forniscono intelligence sul campo per aiutare gli ucraini a difendere il loro Paese, non forniamo intelligence con l’intento di uccide generali russi».

TELEGRAM

Un giorno i libri di storia parleranno della battaglia delle acciaieria, una storia senza precedenti, con duemila soldati ucraini assediati da settimane nei sotterranei di una acciaieria dove sono bloccati ancora anche civili, almeno 200-300, con cibo e acqua che scarseggiano. Fuori c’è una città ormai distrutta e controllata dall’esercito russo, che però non riesce a conquistare quell’ultimo nucleo sotto terra. E i soldati ucraini allo stremo – soprattutto quelli del battaglione Azov, formazione di estrema destra, a cui si erano uniti anche alcuni Marines che non hanno voluto arrendersi – comunicano con l’esterno, con tutto il mondo esterno, grazie ai social, ai messaggi rilanciati su Telegram e Twitter. Documentano quelle che forse saranno le loro ultime ore. «Per il secondo giorno consecutivo,…

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