Lo studioso mantovano: «La terapia per il mieloma multiplo possibile arma contro il Covid»

Fabio Malavasi, docente che prepara meeting mondiali a San Benedetto. I suoi studi hanno salvato migliaia di vite, sarà cittadino emerito

SAN BENEDETTO PO. Fabio Malavasi è professore emerito di immunogenetica all’Università di Torino. Nato a San Benedetto Po nel 1948, il 26 marzo riceverà dalle mani del sindaco Roberto Lasagna la cittadinanza onoraria. Un premio che arriverà anche al dottor Gabriele Luppi, specializzato in ematologia ed oncologia all’Università di Modena.

Malavasi ha una storia particolare. È nato in un casello ferroviario, quello di San Benedetto, dove la nonna faceva la casellante e dove ha vissuto sino all’età di 10 anni. Da qui è nata la sua passione per i treni storici. Ma l’infanzia in una famiglia di origini modeste, non gli ha precluso la strada alla scienza e alla ricerca.

Dopo essersi iscritto ad Ingegneria, opta per medicina a Ferrara la città dove la sua famiglia si è trasferita. Un anno di volontariato all’ospedale psichiatrico di Ferrara e uno al Jackson Park Hospital di Chicago negli Stati Uniti. Dopo la laurea viene chiamato al dipartimento di medicina nucleare dell’ospedale di Ferrara. Poi a Torino, dove, dopo esperienze a Basilea e a New York, e ad Ancona, ottiene la cattedra dal 2000.

Professore, la sua fama è legata alla molecola CD38, ci spiega cos’è?

«È una molecola molto diffusa nell’organismo. Ma abbiamo scoperto che sta sull’esterno delle cellule del mieloma multiplo, un tumore che colpisce il midollo osseo. Usando le molecole CD38 come bersaglio, siamo riusciti a costruire dei farmaci efficaci contro questo tumore. Con gli anticorpi monoclonali che oggi sono prodotti dalle industrie farmaceutiche grazie alle nostre scoperte, la possibilità di sopravvivenza dei pazienti è quasi triplicata nel mondo. E il mieloma multiplo, che oggi colpisce circa 6mila italiani all’anno, è in continua crescita perché legato all’invecchiamento».

Lei è immunogenetista, che tipo di specializzazione è?

«Mi occupo delle basi genetiche dei fenomeni immunitari. Per questo, una volta che abbiamo capito che lottando contro la CD38 si poteva contrastare efficacemente il mieloma multiplo, abbiamo cercato di capire meglio cos’è questa molecola»

E cosa avete scoperto?

«Intanto risalendo a ritroso l’evoluzione, abbiamo visto che CD38 è antichissima. Ha almeno 700 milioni di anni. Noi la consideravamo un bersaglio per curare una malattia, ma se è così antica, ha sicuramente funzioni positive per l’organismo. A partire dai meccanismi che regolano l’energia nel nostro corpo. Poi abbiamo visto che è implicata in meccanismi legati all’invecchiamento. O anche ad attività del cervello come la creatività, o la generosità. È un po’ un factotum».

Che c’entra anche con il Covid 19?

«È una ipotesi alla quale stiamo lavorando. Studiando proprio i pazienti trattati per il mieloma multiplo. Le osservazioni sembrano suggerire che bloccando questa molecola è possibile alleviare la parte più critica…