Australia: foresta preistorica salvata dalla ruggine
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Ragni, insetti, pesci, piante con fiori e polline, parassiti ancora nei loro ospiti: un tesoro di biodiversità animale e vegetale perfettamente conservato è tornato alla luce nell’arido cuore dell’Altopiano centrale Australiano, nella regione orientale del Nuovo Galles del Sud. Gli scavi all’interno dell’affioramento roccioso di McGraths Flat, che risale al periodo del Miocene medio (16-11 milioni di anni fa), hanno permesso di ricostruire il ricchissimo ecosistema di una foresta pluviale preistorica rimasta come ferma nel tempo.
Come si legge nello studio pubblicato su Science Advances, i resti delle creature che l’abitavano – circa 2.000 fossili finora, inclusi quelli di decine di specie sconosciute – sono giunti a noi in un eccellente stato di conservazione: talmente intatti che è ancora possibile distinguere i colori di fiori, foglie e piume, osservare il contenuto dello stomaco dei pesci o l’apparato respiratorio di un ragno.
Un’occasione unica. «È come una Stele di Rosetta dell’ecologia del Miocene medio, un intero ecosistema conservato», spiega Matthew McCurry, paleontologo dell’Australian Museum e professore all’Università del New South Wales: «non abbiamo un’altra finestra su quel periodo che ci racconti com’era allora quella parte dell’Australia.»
Un tempo l’isola era tappezzata di foreste, ma nel corso del Miocene, tra i 23 e i 5 milioni di anni fa, il clima si fece drasticamente più arido per il progressivo allontanamento dell’Australia dall’Antartide. La foresta pluviale si ritrasse, molte specie si estinsero. La McGraths Flat fotografa proprio questo periodo di transizione: un fazzoletto di verde dal clima temperato attorno a un piccolo lago paludoso.
Uno strano processo di fossilizzazione. Quindici milioni di anni fa l’area studiata ospitava una lanca, ossia un meandro fluviale stagnante perché deviato dal fiume…
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