Da mezzo secolo tra i filati: passione di tre generazioni

Cinquant’anni di filati sempre più pregiati e di passione per un lavoro artigiano arrivato alla terza generazione e già proiettato verso la quarta. Tutto cominciò con il nonno Ettore che nel gennaio 1972 trasferì da via Sotto Riva, in città, a Rivalta sul Mincio il laboratorio di famiglia, che allora si chiamava Bariet da “Bassoli Riccardo ed Ettore” e lo stesso anno venne ribattezzato in Maglificio Bassoli. «Ne è passato del tempo e la ditta si è tramandata prima a mio padre Fabio nel 1990 per poi passare a me nel 2014 quando lui è andato in pensione e un domani spero a mia figlia che ha solo 16 anni ma ha già manifestato questa intenzione già nella scelta dei suoi studi» racconta la titolare Letizia Bassoli nel ripercorrere questo primo mezzo secolo di attività a Rivalta sul Mincio.

Oggi che la ditta di nome fa Bassoli Cashmere, a raccontare una scelta produttiva specifica maturata nel tempo, la sede non è più in Arrivabene in paese «dove mio nonno iniziò a ingrandirsi» ma in strada Francesca Est dove laboratorio, outlet e abitazione dei titolari condividono lo stesso stabile. Casa e bottega «come volle mia madre» così come fu sempre la mamma Minuccia Foroni «a voler fortemente che a partire dal 1998 affiancassimo alla produzione per conto terzi, la commercializzazione dei capi prodotti internamente». Lei che «con il suo entusiasmo, unito all’amore per i prodotti dapprima in pura lana poi in cashmere, ha portato a Rivalta clienti da ogni parte d’Italia che tuttora tornano al nostro spaccio aziendale». E così è ancora oggi con il maglificio che affianca la realizzazione della propria linea di capi, a quella dei su misura per i privati, al conto terzi anche per grandi marchi della moda in Italia e all’estero. «Dai lunghi, anche sedici metri, e rumorosi telai meccanici che smacchinavano decine di migliaia di calate l’anno per conto terzi anche per famosi brand, si è passati alla terza generazione con macchine elettroniche moderne e computer per programmare che hanno sostituito una professionalità che col tempo è andata scomparendo, ma la maglieria è ancora calata e non tagliata come una volta così come è rimasto il rimaglio a puntino, insomma le rifiniture sono tutte artigianali e tutte made in Italy, anzi made in Rivalta». Oggi che la produzione oscilla tra i 20 e i 25mila capi all’anno al 99% in solo cashmere con filati «delle migliori filature italiane», in aiuto all’azienda c’è il compagno della titolare Silvano Zanoni, maglierista tecnico specializzato addetto alla programmazione delle macchine da maglieria.

«E nostra figlia sta studiando Sistemi informatici aziendali al Pitentino perché è un lavoro che richiede sempre più specializzazione» prosegue Letizia che in quel primo laboratorio rumoroso ha trascorso la sua infanzia tra «le operaie che mi hanno vista crescere come Cesira Pizzoni Cesira, Marisa Ghizzi (Sbravà), Marisa Bettoni, Paola Guzzon, Marta Spagnolo, Rosa Saccagi, Clara Negrin, Sarah Zaniboni,…