Da primario a medico di base: «Si è più vicini ai pazienti»
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Carlo Messora ha lasciato la carriera ospedaliera, oggi è a San Benedetto Po. «Scelgo la medicina territoriale. È un impegno gravoso, ma mi soddisfa»
SAN BENEDETTO PO. Ha appeso il camice al chiodo, ma non per smettere di fare il medico. Da primario ospedaliero ha scelto, a 58 anni d’età, di fare un’esperienza diversa. Assumendo, da qualche giorno, il ruolo di medico di base a San Benedetto Po.
Un percorso inverso rispetto a quello di tanti colleghi che lasciano la medicina territoriale per ambire a specialità ospedaliere. Ma Carlo Messora non è pentito. «Perché l’ho fatto? Tanta incoscienza – dice con una battuta l’ex primario del pronto soccorso di Pieve di Coriano – se ho scelto di diventare un medico territoriale alla soglia dei 59 anni».
La scelta, al di là delle battute, è stata ponderata per un professionista che ha rivestito ruoli di responsabilità apicale nel delicato settore dell’emergenza e urgenza. «Io amo l’ospedale, è stata la mia vita – prosegue il medico – ma arrivato ad un certo punto della professione, ho sentito la necessità di dare una svolta. Nel settore dell’emergenza e urgenza si è sempre sotto pressione. Non puoi permetterti tempi di recupero. Sei in prima linea, in trincea. Ho voluto cambiare».
La scelta è caduta sulla medicina del territorio. «È un lavoro pesantissimo. Chi non lo conosce non può rendersene conto, ma si riesce a gestire meglio i tempi. Soprattutto i contatti umani. Al Pronto soccorso è una specie di mordi e fuggi. Generalmente il paziente lo vedi una volta sola nella vita. Il contatto è di tipo adrenalinico. Nella medicina territoriale l’assistito lo vedi, lo curi, lo accompagni. È tutto un altro tipo di rapporto».
Il primo impatto, racconta il medico, non è stato leggero. «Ho pensato di disdire la mia disponibilità – dice ancora con una battuta -. Ma bastano pochi giorni per capire come funziona, cosa serve. Sono già soddisfatto».
D’altronde l’esperienza accumulata è notevole e fatta in una carriera di alto profilo. Come conferma anche il sindaco di San Benedetto, veterinario, che non risparmia giudizi lusinghieri. «Abbiamo avuto anche noi degli abbandoni di medici – spiega Roberto Lasagna – ma, senza togliere nulla ai colleghi, sicuramente con Messora abbiamo un valore aggiunto. Perché si è messo in gioco e per la grande disponibilità che ha mostrato nello svolgere servizio anche nella frazione di Mirasole».
Ma se il benvenuto del sindaco può suonare carico di riconoscimento, sicuramente i criteri di graduatoria raccontano oggettivamente la situazione. «L’Ats ogni anno apre un bando per chi ha l’abilitazione alla professione precedente al ’94. La mia è dell’89. Con oltre 30 anni di lavoro – conclude Messora – si riconosce che non c’è bisogno di fare i 3 anni di specializzazione specifica».
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