Tutti a casa per San Silvestro Disertati i cenoni nei locali

La strade vuote, molti i ristoranti costretti a chiudere i battenti per le disdette Confesercenti: colpa di contagi e paura. Confcommercio: ai tavoli solo coppie

La nebbia non ha aiutato, certo. Ma a rendere Mantova una città fantasma nella notte più lunga dell’anno non è stata la circostanza meteorologica avversa a cui, in fondo, siamo abituati. Ma la crescita esponenziale di casi positivi al Covid e il clima pesante sotto il profilo psicologico imposto dalla pandemia e dalla virulenta variante Omicron, che hanno spinto la stragrande maggioranza dei mantovani a passare la notte di San Silvestro tra le mura domestiche.

Lo stop agli spettacoli di piazza e i locali che per forza di cose hanno dovuto rispettare, e far rispettare, le regole di sicurezza anti-Covid (quindi niente balli) sono stati gli altri due elementi che hanno spinto molti a brindare al nuovo anno con la famiglia (o comunque pochi intimi) rinunciando alla passeggiata in centro dopo la cena. C’è chi si è fatto portare la cena a casa da un locale e non sono mancati gruppi di giovani che si sono ritrovati in casa più numerosi. La conferma che il San Silvestro dei mantovani è stato prevalentemente domestico arriva dal fronte dei ristoranti. Dai responsabili delle organizzazioni di categoria, per la verità, arrivano bilanci (provvisori) non del tutto sovrapponibili, ma su una cosa sono tutti concordi: le prenotazioni per i cenoni sono state molto al di sotto degli standard da Ultimo dell’anno. Tanto che diversi ristoranti hanno deciso di tener chiuso i battenti. «Quelli che hanno aperto hanno avuto meno clienti di quanto ci si aspetta da un Cenone – spiega Stefano Solci, vicepresidente di Confesercenti e referente di categoria – aprire con certi numeri avrebbe significato andarci sotto. La causa principale sono i contagi, ma anche la paura ha spinto tante persone a restare a casa. Anche la valanga di disdette negli alberghi ha avuto un certo peso. Un ultimo dell’anno da dimenticare». Eppure c’è chi ha tenuto aperto e, seppur con moderazione, non se ne è pentito.

«I locali di piccole dimensioni hanno subito di meno o per nulla il fenomeno delle disdette – argomenta Giampietro Ferri di Fipe Confcommercio – perché è più probabile che il caso positivo ci sia nei gruppi numerosi. Nei ristoranti c’erano soprattutto coppie o famiglie». Anche Ferri fa riferimento alla circostanza che diversi locali non hanno aperto. Ha deciso di tenere aperto anche Carmen Venerandi, titolare della discoteca Mascara (e presidente di Silb Confcommercio) che per il cenone, con orchestra ma senza ballo, ha raccolto un’iniziale raffica di disdette. «Abbiamo lavorato in perdita ma abbiamo voluto salvare il Capodanno – spiega – devo dire che sono riuscita a recuperare una trentina di clienti che avevano disdettato. Se non siamo noi gestori a credere in ciò che facciamo non ne usciremo più. Abbiamo passato una bella serata, con 150 clienti, i quali, uscendo, ci hanno ringraziato per…