Stipendi fermi (anzi in calo) e tra i più bassi d’Europa: i docenti italiani

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Da cinque anni le retribuzioni dei docenti italiani sono ferme. Ma non solo: un dirigente scolastico guadagna il doppio di un maestro o un professore con quindici anni di servizio alle spalle. Il dato arriva dal rapporto annuale di Eurydice “Teachers’ and school heads’ salaries and allowances in Europe 2019-20” che mette a confronto i numeri sugli emolumenti dei sistemi d’istruzione di 38 Paesi. Un campanello d’allarme che le organizzazioni sindacali suonano già da un po’ di tempo, alla vigilia della stagione del rinnovo contrattuale. Il ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi, nei mesi scorsi, aveva azzardato: “Ai docenti (e a tutti i lavoratori della scuola) riconosceremo un aumento di stipendio di almeno 600 euro mensili netti. Ben al di sotto, lo so, di quei 1.200 che separano i docenti italiani dalla media dei colleghi europei. Ma è solo l’inizio”. Una “sparata” che aveva fatto seguito a una dichiarazione più moderata: “Siamo perfettamente consci che la mia attività propria è l’atto di indirizzo, mentre la parte contrattuale deve coinvolgere il Governo nel suo insieme”.

Di incremento delle retribuzioni aveva parlato anche l’ex ministra Lucia Azzolina (governo Conte II) e non solo. Nel 2017, alla trasmissione L’aria che tira, l’allora inquilina di viale Trastevere Valeria Fedeli (governo Gentiloni) aveva detto che lo stipendio di un insegnante “dovrebbe aggirarsi intorno ai tremila euro al mese“. L’anno prima, uguale promessa era arrivata da Stefania Giannini (governo Renzi): “Se la base stipendiale per il pubblico impiego sarà aumentata – mi pare che i margini ci siano – sarò la prima che farà la battaglia per aumentare gli stipendi dei docenti”, prometteva a Radio 24. Nonostante tutte queste dichiarazioni di principio, dal 2016 al 2021 non c’è mai stato alcun segno più accanto allo stipendio dei docenti. Anzi: negli ultimi dieci anni, secondo il rapporto di Eurydice, la retribuzione è persino stata tagliata dello 0,5%.

Dunque, a leggere il rapporto, in Italia la paga d’ingresso di un insegnante oscilla tra i 22 e i 29mila euro annui, gli stessi di Francia, Portogallo e Malta. Molto di più si guadagna in Belgio, Irlanda, Spagna, Paesi Bassi, Austria, Finlandia, Svezia, Islanda e Norvegia, dove le retribuzioni viaggiano tra i 30 e i 49mila all’anno. Mentre in Danimarca, Germania, Lussemburgo e Svezia si va anche oltre i 50mila annui. Peggio dell’Italia fanno solo i Paesi dell’est Europa, che però hanno in genere un Pil molto inferiore: in Bulgaria, Ungheria, Polonia e Romania gli stipendi ai aggirano intorno ai…

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