La memoria delle vittime di mafia apre il festival di Gazoldo

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Paolo Setti Carraro e Michela Pavesi ospiti della rassegna sulla legalità: solo a chi si pente davvero va data una possibilità

GAZOLDO DEGLI IPPOLITI. Parte dalla memoria il festival Raccontiamoci le mafie di Gazoldo degli Ippoliti, inaugurato  con la testimonianza di Paolo Setti Carraro, fratello di Emanuela, moglie del prefetto Carlo Alberto Dalla Chiesa, trucidata dalla mafia insieme al marito e al poliziotto della scorta, e di Michela Pavesi, zia di Cristina, vittima del boss della mala del Brenta Felice Maniero. Persone che ora vivono nei ricordi di parenti e amici ma che sono diventate, tramite la memoria, un monito per tutti, per i giovani soprattutto, a non indietreggiare di fronte alla criminalità organizzata.

Emanuela Setti Carraro, come ha ricordato il fratello Paolo, «aveva scelto di seguire il marito a Palermo, consapevole dei rischi che avrebbe corso. Ha compiuto una scelta difficile ma libera. E questo è quello che mi interessa ricordare di mia sorella». Il prefetto Dalla Chiesa e Emanuela, come tanto giudici e uomini delle forze dell’ordine ammazzati dalle mafie, vengono ricordati in varie cerimonie ogni anno, in occasione dell’anniversario dell’omicidio: «È bene che ciò avvenga, ma fa specie vedere la retorica – dice Setti Carraro – di gente che non ha mai conosciuto o ha denigrato la vittima. Per questo è meglio discutere delle idee di Dalla Chiesa. Entrando in qualunque stazione dei carabinieri se non c’è una sua foto c’è un suo uomo. Poi non compare nell’annuario dei carabinieri, si sono dimenticati di citarlo: è stato sempre avversato da un gruppo di ufficiali».

Ci sono, invece, le vittime silenziose, come Cristina, per le quali non ci sono cerimonie il 13 dicembre di ogni anno, ma solo la tenacia della zia a non far morire il suo ricordo. Cristina il giorno di Santa Lucia del 1991 era sul treno che Maniero fece saltare in aria per impadronirsi dei valori custoditi nel vagone postale: «Maniero – non si stanca di ripetere – e tutta la sua banda non erano la mala del Brenta, erano la mafia del territorio Veneto, ma per i veneti è difficile ammetterlo. Alla fine per quel delitto è stato condannato a tre mesi e Cristina non ha avuto giustizia. Così tocca a me andare nelle scuole a parlare con i ragazzi di valori e legalità. Io ho tanti amici, Maniero invece ha tradito i suoi amici per godere dei benefici del collaboratore».

Ad entrambi è stato chiesto se hanno perdonato. Setti Carraro: «Perdono va chiesto alla vittima. Comunque, se uno si è pentito è giusto dargli un’altra possibilità». Pavesi: «Il perdono si può dare a chi si pente. Io l’ho fatto con due complici di Maniero». Il sindaco di Gazoldo, Nicola Leoni, ha poi consegnato una copia della Costituzione italiana a tre neo 18enni del posto: Luca Guarnieri, Andrea Maccari e Sara Piva.

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