Nella serra 4.0 di Castelbelforte il pomodoro è sostenibile al 100 per cento

Una coltivazione che sfrutta la tecnologia per ottenere quantità e qualità. Nell’azienda Parolara il ciclo produttivo non ammette sprechi

CASTELBELFORTE. All’azienda Parolara di Castelbelforte il vecchio adagio “del maiale non si butta via nulla” l’hanno preso alla lettera. Dei suini, circa cinquemila capi, l’azienda valorizza anche le deiezioni. Le usa per produrre biogas, che serve a riscaldare una serra tecnologica da due ettari sotto la quale crescono, quasi tutto l’anno, migliaia di piante di pomodori cuore di bue, quelli grossi da insalata. Il digestato, che è il sottoprodotto del processo, torna invece ai campi. E il ciclo si chiude.

La super-serra, inaugurata nel 2017, è l’evoluzione di un progetto nato nei primi anni 2000. «La nostra era la tipica azienda di queste parti, con campi aperti di mais e riso, carnaroli e vialone nano, e un allevamento di suini – racconta Paolo Bissoli, che gestisce l’azienda con il titolare, Roberto Pasetto (in società anche Stefania Pasetto) – Ma abbiamo sempre cercato di fare un’agricoltura d’eccellenza, e di stare al passo coi tempi».

Che significa anche avere a cuore l’ambiente. Tra i primi accorgimenti c’è stato lo spandimento dei liquami attraverso tubi sotterranei. Subito dopo è arrivato il biogas, che sfrutta le deiezioni e gli scarti colturali di riso e mais: i tubi sotterranei adesso raccolgono i liquami e li portano nell’impianto, senza perdite, e lo stesso avviene al ritorno con il digestato.

Il passo ulteriore è stato coprire con una tettoia rivestita di pannelli fotovoltaici le scorte di biomassa vegetale. Poi, viste le quantità di calore ed energia puliti a disposizione quasi a costo zero, è arrivata l’idea della serra 4.0. Tutto è gestito tramite un computer, che analizza i dati climatici esterni e i parametri interni per decidere come regolare il riscaldamento, se aprire o meno le finestre, se attivare il destratificatore d’aria (una sorta di grossa ventola).

Il computer decide anche se e quando dare il nutrimento alle piante. I pomodori crescono fuori suolo, in un substrato di noce di cocco triturata: i cubetti che contengono le piantine sono più di 23.500. A metà gennaio vengono messe a dimora e a metà marzo comincia, mediamente, la raccolta, che va avanti fino a metà novembre Per le sostanze nutritive, micro e macro elementi, vengono inseriti dei gocciolatori.

Bandita la chimica: «Non facciamo trattamenti fito-sanitari – spiega Bissoli – perché lavoriamo con la lotta integrata. I nostri pomodori sono certificati nichel-free e residuo zero». Gli insetti amici rendono innocui gli insetti indesiderati che riescono a penetrare nell’ambiente protetto della serra, mentre altri insetti, i bombi, si occupano dell’impollinazione. Attenzione massima anche per l’acqua: «Non ne buttiamo via nemmeno un litro. Quella utilizzata in produzione viene raccolta, analizzata, purificata e immessa di nuovo in circolo. E, inoltre, abbiamo un sistema di…