Depuratore del Garda, la Provincia di Mantova: «Il Chiese va riqualificato»

Ato Brescia non invita Mantova, ma palazzo di Bagno invia lo stesso osservazioni. Galeotti: «Proteste miopi: il fiume è degradato, la logica è la rigenerazione»

ALTO MANTOVANO. Conferenza servizi per il progetto di depurazione della sponda bresciana del Garda. Dopo quella dei 4 Comuni mantovani alla foce del Chiese, il fiume dove saranno riversati gli scarichi trattati dei reflui fognari gardesani, il gestore bresciano dell’iter, l’Ambito territoriale (Ato) blocca anche la partecipazione della Provincia di Mantova. Che però, forte del formale invito del prefetto di Brescia Attilio Visconti, nominato dal governo Commissario straordinario per la depurazione della sponda occidentale del Garda, presenterà lo stesso le proprie osservazioni.

«Riteniamo di poter aver diritto di partecipare – spiega il vicepresidente della Provincia Paolo Galeotti – in primo luogo perché è stato lo stesso Commissario a chiedere la nostra presenza. In secondo luogo perché la normativa invita ad estendere la partecipazione all’iter decisionale su opere pubbliche, ad enti ed amministrazioni che subiranno conseguenze dall’approvazione dell’opera. Ed è il caso sia dei comuni, sia della nostra provincia, in quanto attraversati dal Chiese, dove saranno riversati i reflui trattati».

La Provincia, inviando le proprie osservazioni, ha coinvolto i Comuni interessati (Canneto, Asola, Acquanegra e Casalmoro) ed il gestore della rete idrica dell’Alto Mantovano (Sicam). Ma cosa chiede il Mantovano?

«Noi, con i nostri tecnici – prosegue Galeotti – abbiamo esaminato a fondo il progetto che prevede due depuratori, uno per il medio lago a Gavardo ed un per il basso lago a Montichiari. Entrambe scaricheranno le acque trattate nel Chiese. Abbiamo chiesto che sia usata la tecnologia più performante, ovvero la filtrazione su membrana, e non quella dei filtri attivi, prevista per l’impianto di Gavardo. Il secondo elemento tecnico è quello dell’attivazione degli sfioratori. Abbiamo chiesto che si preveda un incremento delle vasche di accumulo e il successivo trattamento delle acqua accumulate per evitare impatti significativi nei casi di sfioro».

Ma il parere della Provincia non si limita a questi aspetti relativi agli impianti, ma amplia lo sguardo alla tutela e alla riqualificazione complessiva del fiume Chiese. «Senza nulla togliere al valore delle proteste di piazza – prosegue il rappresentante della Provincia – , noi pensiamo che non si debba essere miopi. Che non si possa dire di difendere il fiume così com’è o peggio chiedere che la depurazione usi come recapito il Mincio anziché il Chiese creando il rischio di un difesa solo del proprio territorio a discapito di altri». Un comportamento che con terminologia inglese si definisce “Nimby” (cioè si protesta se una opera viene fatta vicina a casa, ma non se fatta in un territorio vicino).

«Il Chiese oggi è malato – prosegue Galeotti -. Non si può chiedere la difesa così com’è. La logica è quella della…