Mollyflex: a Castiglione materassi sempre più green
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L’azienda di Castiglione cresce ancora nell’export. «E ad ottobre usciremo con una nostra linea di letti»
CASTIGLIONE DELLE STIVIERE. L’elenco dei Paesi in cui arriva Mollyflex (25) è un giro del mondo, e oltre confine, Cina compresa, va l’80% dell’intera produzione. Tutta made in Castiglione delle Stiviere, in uno stabilimento che sforna mille materassi al giorno. Proprio dall’estero arriva una delle novità dell’azienda, sul mercato da 40 anni: a ottobre sarà inaugurato un negozio a Mosca. Buone nuove anche sul fronte diversificazione: sempre a ottobre, debutterà una linea di letti. L’idea di produrre materassi è venuta a Raffaele Pennacchi nel 1980: «Mio padre faceva il rappresentante per un grande produttore – racconta uno dei figli, Paolo, seconda generazione in azienda con i fratelli Francesco, Anna e Daniele – A un certo punto decise di cominciare a produrli in proprio e con mia mamma Alessandra fondarono l’azienda».
L’avventura cominciò a Ghedi, dove la famiglia aveva dei capannoni inutilizzati, e presto decollò. «In quegli anni – continua Pennacchi – il mercato era incredibile. Ricordo che avevamo preso una cardatrice in ghisa, che usavamo per riciclare la lana dei materassi vecchi. Fra i clienti si sparse la voce: ci portavano i loro materassi e noi, con la loro lana rigenerata, glieli facevamo nuovi, ma a molle». Economia circolare ante litteram. Ora la Mollyflex ha otto negozi monomarca in Italia, due gestiti direttamente e gli altri in franchising, e punti vendita all’estero: dopo l’apertura dello showroom a Mosca in ottobre, in novembre aprirà un punto vendita a Kiev, in Ucraina.
Tra i clienti dell’azienda, che lavora anche per conto terzi, ci sono compagnie di navigazione, ospedali e alberghi, per i quali è stata creata una linea di prodotti ignifughi. Il mercato estero più importante è la Francia, ma danno buoni risultati anche Cina, Russia e Spagna. Attirati soprattutto grazie al web, i clienti stranieri vengono conquistati dalla qualità: «All’estero funzionano i prodotti di fascia medio-alta». Di lavoro manuale, per produrre i materassi, ce n’è ancora tanto, soprattutto nel taglio dei tessuti e nell’assemblaggio. Se ne occupa una quarantina di operai, quasi tutti stranieri (in totale i collaboratori, tra uffici e produzione, sono 45). Anche il capofabbrica non è italiano: arriva dall’Egitto e lavora qui dal ’91. Nonostante l’incidenza della manodopera, la produzione dall’Italia non si sposta: «Non avrebbe senso, perché proprio all’estero vogliono, e pagano, il Made in Italy». I numeri danno ragione a una scelta controcorrente: nel 2012 il fatturato era di 1,8 milioni, quest’anno l’azienda chiuderà a 13 milioni.
Memmeno il Covid ha fermato la domanda, anzi: nel 2020 il fatturato è cresciuto del 30% rispetto al 2019. Ad andare per la maggiore sono le fibre naturali: tra le novità il piumino d’oca, molto traspirante, oppure la seta, la viscosa, la fibra di legno. E…
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