Rabin, il “quartiere del miele”: qui 430 abitanti si fondono nello spirito della comunità

“Enclave” del Comune di Mantova nel territorio di Porto Mantovano. Dalle feste agli eventi, dalle cene all’allevamento delle api tutti insieme

MANTOVA. Qualcuno lo ha definito “quartiere bomboniera”, per il disegno che la sua conformazione delinea sulle cartine geografiche. Ma il piccolo abitato formato dalla via Rabin, all’estrema periferia nord della città, potrebbero anche chiamarlo il “quartiere del miele”. Perché in quel frammento di città incastonato nel territorio di Porto Mantovano (Montata Carra, per l’esattezza) gli abitanti allevano le api. Quattro arnie per un totale di circa 200mila esemplari curati con amore e competenza da Giuliana Modé, che quest’anno ha raccolto trenta chili di miele distribuito poi alle famiglie del quartiere e non solo. «Ma non è il mio miele, le arnie sono patrimonio della nostra piccola comunità» spiega.

È un concetto, quello di “comunità”, che sentiamo ripetere spesso nel quartiere Rabin. E non è retorica, perché in questo nucleo urbano di 430 abitanti, così lontano dal centro della città, molte cose dell’arredo urbano che si notano sono state realizzate o comprate insieme da chi ci vive. Come, ad esempio, la piccola rimessa in legno (che qui chiamano “la struttura”) installata vicino al giardino pubblico, che ospita l’ambulatorio infermieristico (professionale) di quartiere. Struttura e servizio sono stati studiati e realizzati dagli abitanti. Come pure il parco della memoria che ricorda le vittime della pandemia è stato un progetto voluto e portato avanti dalle famiglie di questo borgo sorto una ventina di anni fa.

«Sì, con il passare del tempo abbiamo creato un clima di condivisione e un senso di comunità che è effettivamente difficile ritrovare oggi nelle città» spiega Marco Sivero, uno dei più attivi animatori del quartiere e tra i fondatori del Comitato Rabin, vero motore primo di questo singolare spirito di comunità. Il comitato si riunisce periodicamente per fare il punto sulle necessità del quartiere o semplicemente per ideare nuove iniziative. Si va dalla “Notte sotto le stelle”, una cena all’aperto degli abitanti, alle feste dedicate ai bambini. Il comitato ha anche deciso di installare un quadro elettrico comune nel cuore dell’abitato per consentire l’organizzazione di eventi senza dover ricorrere alle prese elettriche delle case.

Uno spirito comunitario che si è manifestato anche nel periodo più duro della pandemia, tra il marzo e l’aprile dello scorso anno con il primo lockdown. «Abbiamo cercato di mantenere i contatti tra le persone, pur rispettando le norme di sicurezza, per non far sentire nessuno solo» spiegano i residenti. E la produzione di miele di quartiere, rientra nelle tante iniziative pensate da questo attivo comitato. Attorno al quartiere Rabin ci sono ancora ampie aree verdi incolte, con alberi (tigli, ad esempio) e tanti prati fioriti: l’ambiente ideale per le api.

Certo, la collocazione nell’estrema periferia…