Mantova, bimba strappata al padre: indagano due Procure

Il procedimento nato dalle accuse della madre che adesso si è resa irreperibile. La piccola ora vive nell’hinterland. Il papà: «Un calvario ma chiedo giustizia»

MANTOVA. Una bimba che a otto mesi viene tolta alla famiglia in base alle accuse di maltrattamenti che la madre rivolge al padre nel corso di un rapporto burrascoso finito con la rottura della coppia. Dopo lunghe peripezie, la piccola viene affidata alle cure del papà e dei nonni, nel Mantovano, mentre la mamma si è resa irreperibile. Il destino di una piccola, che poteva essere quello di essere oggetto di contesa fra i genitori, ora potrebbe ricominciare in un contesto adeguato. Ma quegli anni di sofferenza pesano sul padre che ora chiede giustizia attraverso il proprio avvocato.

Sono due le procure che si stanno occupando del caso, quella di Milano, dove i fatti sono iniziati, e quella di Mantova, dove ora il papà e la figlia sono tornati ad abitare. Le accuse sulle quali indagano le procure vanno dall’indebita percezione di erogazioni a danno dello Stato, al falso ideologico commesso da pubblico ufficiale, alla calunnia. In sostanza, sarebbero state fatte carte false, questa l’imputazione che stanno verificando le inchieste, per sottrarre la minore e quindi ottenere un’erogazione di denaro pubblico. Il tutto sotto forma di dichiarazioni false, che avrebbero indotto in errore che doveva controllare. Un caso in parte analogo a quanto emerso nell’inchiesta sui casi di Bibbiano, ma che nasce in un contesto del tutto diverso.

Il punto di partenza è fra il 2015 e il 2016. L’uomo, mantovano trasferitosi a Milano, sposa una donna di origine equadoregna. Dal matrimonio nasce una bimba (omettiamo le generalità a tutela della minore). Ma quello che sembra essere un matrimonio felice, va a rotoli quasi subito. «La mia ex moglie – spiega l’uomo – ha iniziato a dipendere dall’alcol e fare uso di droghe». Le tensioni sfociano in liti. E la donna si rivolge più volte all’ospedale per raccontare di maltrattamenti. «Raccontava cose sempre più gravi – prosegue l’uomo -. Ma ovviamente erano bugie, in ospedale ormai la conoscevano e gli operatori non vi facevano neanche più caso».

Ma nel Natale del 2016 di guardia c’è un medico che sostituisce un collega. Non sa nulla dei precedenti e, di fronte al racconto della donna, fa una segnalazione ai servizi sociali. Si innesta così un meccanismo di tutela del minore coinvolto che inizia il suo corso: «Nei miei confronti non c’è mai stata nessuna inchiesta aperta, ma nonostante questo i servizi sociali, usando cose non corrette e relazioni basate su elementi non veri, si sono attivati per togliermi la figlia e affidarla alla madre. Ho dovuto ricorrere ad un legale e mi sono opposto».

Alla fine anche i servizi sociali capiscono la situazione. Ma la macchina è avviata non si ferma più. «La madre si è resa irreperibile e la piccola è tornata a vivere con me a Milano, anche se di fatto è in custodia. Io mi sono trasferito nel 2019…