La siccità amplifica il caldo: l’effetto deserto sbarca nella Pianura Padana

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L’esperto: «Le aree verdi diventano come oasi e sono sempre in agguato i fenomeni estremi»

MANTOVA. Non c’è solo l’anticiclone africano a preoccupare i climatologi. Per gli esperti l’area padana rischia anno dopo anno di trasformarsi in un’area sempre più siccitosa dove, come nel deserto, la scarsità di vegetazione e di umidità amplifica gli effetti del calore. Un circolo vizioso ancora all’inizio, ma che quest’anno in particolare mostra i suoi effetti.

La prova sta nelle foto scattate dal satellite. Se si mettono a confronto le stesse aree della pianura del Po, nei decenni si nota l’aumento della superficie non coperta da vegetazione. E anche dove ci sono superfici verdi, la siccità prevale. Zone sempre più gialle, al posto dei campi naturalmente ricchi d’acqua. Cosa comporta questo fenomeno? È ormai una tendenza, oppure si tratta di semplici oscillazioni climatiche? Doppiamo aspettarci nel prossimo futuro una “desertificazione” della Pianura Padana?

«La risposte in climatologia non sono semplici – spiega Dino Zardi, docente Fisica dell’Atmosfera, Meteorologia e Laboratorio di Fisica Ambientale dell’Università di Trento – I principi che governano i fenomeni di desertificazione sono però fisici e quindi si applicano indifferentemente rispetto alle latitudini. E in questo caso sappiamo che meno il terreno è umido, più l’aria sarà calda».

L’effetto fisico parte dall’irraggiamento solare. «L’energia che arriva dal Sole viene consumata in diversi fenomeni spiega il docente-. Uno è il riscaldamento delle particelle d’aria. Ma l’altro, importante, è il riscaldamento delle superfici umide e quindi l’evaporazione delle goccioline d’acqua. Siccome il bilancio energetico deve sempre quadrare, più acqua c’è da vaporizzare, meno energia sarà a disposizione per riscaldare l’aria. Il punto estremo di questo fenomeno sono i deserti, dove il terreno è così secco che tutta l’energia solare riscalda di fatto l’aria, che diventa rovente. Mentre basta un po’ di copertura vegetale per creare una bolla fresca, l’oasi. Ecco per la Pianura Padana stiamo assistendo in piccolo a fenomeni di questo tipo».

Molti temono che l’accumulo di energia con aria e terreno molto caldi per il passaggio dell’anticiclone africano, poi scateni fenomeni estremi come grandinate bombe d’acqua quando la prossima settimana arriveranno le perturbazioni. «In teoria avere accumulato ingenti quantità di energia – conclude Zardi – porta questo rischio. Ma io faccio sempre l’esempio dell’auto che scavalca un passo di montagna. Salendo è come se si accumulasse energia, che poi di dissipa scendendo. Ma se i freni funzionano, arriverò a valle senza grossi problemi. Se invece i freni non funzionano, scenderò a rotta di collo e rischierò l’incidente. L’alta pressione che abbiamo ora avrà un cedimento, ma non è detto che sia un disastro».

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